di Domenico Meo [*],
tratto da Le Feste di Agnone – Palladino Editore, Campobasso 2001
La badia di Sant’Onofrio sorge sulla media pendice del monte omonimo, a sette chilometri dalla cittadina, e poco distante dallo stupendo bosco di Montecastelbarone. «Note storiche cittadine ci dicono che nel 1711 la Badia fu fondata e dotata dal Barone Gesuè Bartolini, signore di tutto il monte e adiacenze, donde la denominazione di Montecastelbarone. Nel 1722 lo stesso Bartolini portò nella chiesa della Badia la statuetta che attualmente si venera; e, per trasporto di devozione verso il Santo, volle che tutta la zona del monte (a mezzogiorno) e adiacenze, d’allora in poi venisse chiamata Monte Sant’Onofrio».[1]
La statua,[2] di modeste proporzioni, è lignea e ci presenta il Santo, con la corona reale che ne ricorda la nobile nascita, i lunghi capelli che gli coprono metà del corpo e un perizoma di foglie intorno ai fianchi.

Gli stessi lineamenti ha un’altra statua di Sant’Onofrio posta nella nicchia al centro del coro della chiesa di Sant’Amico. Essa fu donata da Carlo D’Onofrio alla fine del secondo conflitto mondiale, quale manifestazione di gratitudine per lo scampato pericolo.
La chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, di cui la chiesetta di Sant’Onofrio è filiale, conserva un quadro del 1843 dovuto alla devozione dell’Abate Giovanni Felice Cremonese, che raffigura il Santo in ginocchio davanti alla croce con i suoi lunghissimi capelli e in compagnia di una cerva, che secondo la leggenda occidentale allattò il Santo per tre anni.
Ad Agnone S. Onofrio è venerato quale protettore della febbre. Il patronato potrebbe scaturire da un episodio narrato dal monaco Pafnuzio, il quale racconta che «il re implorava il Signore di concedergli un figlio: la sua preghiera fu esaudita; ma poco prima del parto il demonio travestito da pellegrino gli insinuò il sospetto che l’erede fosse in realtà il frutto di un adulterio della regina e gli suggeri di sottoporlo alla prova del fuoco. Il bimbo ne uscì miracolosamente indenne, mentre un angelo ordinava al padre di chiamarlo Onofrio che nel greco Onnophris significa colui che è sempre felice».[3] Si può ipotizzare che siano preservati dal calore della febbre quanti sentitamente invocano il Santo.

Sui festeggiamenti in onore di Sant’Onofrio, la prima notizia scritta, rinvenuta da chi scrive, risale al 1895:
«L’11, al piccolo Santuario di Sant’Onofrio, vi fu il solito pellegrinaggio; il quale, però, va sempre più scarseggiando, per l’incuria di quei massariuoli verso quella chiesetta. Vi andò a celebrare il Rev. Don Francesco Camperchioli, che ne tornò dolente e scorato. Ci pensi il Municipio, prima di assumere su di se, dal Demanio, l’impegno di tenere aperto al culto quel Santuario».[4]
Un cambiamento si ebbe nel 1910, allorquando: «Tutti rimasero ammirati nel trovare lassù, non quella cappella mal ridotta dal tempo, e vicino a divenire un mucchio di macerie; ma una chiesetta tutta nuova all’esterno, si da parere fatta di pianta. Il merito va dato esclusivamente al Sacerdote don Nicola Sammartino, dal Fondo Culto nominato Cappellano di quella chiesetta rurale, ormai resa necessaria per i bisogni religiosi di tanta popolazione agricola che dimora nelle masserie in C.da Monte Sant’Onofrio». [5]
Nel 1911, per il 2° Centenario della fondazione della Cappella, su L’Eco del Sannio apparve la seguente nota di cronaca:
«La festa cominciò con un solenne triduo celebrato nei giorni 7, 8 e 9 giugno nella chiesa di Sant’Antonio Abate, addobbata con vero gusto artistico. La sera prima della festa, lungo le vie cittadine, si snodò una imponente processione. La mattina del giorno 11, di buon’ora, malgrado il tempo piovigginoso, si riportò la statua nella chiesetta di Sant’Onofrio. Ad una cert’ora le nubi si diradarono e apparve il sole. S.E. Mons. Pietropaoli impartì il Sacramento della Cresima a molti bambini, e, poi benedisse la restaurata chiesetta. La sera i due concerti di Salcito e Castelguidone svolsero un ricco e svariato programma musicale nel Largo della Vittoria e a mezzanotte s’incendiò uno stupendo fuoco d’artificio».[6]
Nel periodo che va dal 1920 al 1950 circa, la festa durava tre giorni.[7]
Ripercorrendo e segnalando le tappe più significative che hanno contraddistinto la ricorrenza, si deduce che per merito dell’Abate Sammartino si raggiunse la più alta solennità, tant’è che nel 1957, il comitato organizzatore gli fece erigere una lapide di marmo, che si può notare sulla parete sinistra dell’abbazia.[8]
Attualmente, l’ultima domenica di maggio, in serata, la statua[9] dell’Anacoreta, viene portata con una macchina appositamente ornata, dalla badia alla chiesa di Sant’Antonio.
Lungo la strada provinciale, nei pressi della chiesetta, si snoda una fila di macchine a cui il Parroco impartisce la benedizione e dona un ricordino, ricevendo in cambio un’ offerta in denaro.[10] La sfilata di automobili accompagna la statua in paese. Vicino all’Ospedale si crea il corteo processionale, che attraversa il Corso principale e conduce il Santo in chiesa.
La sera della vigilia della festa si tiene la consueta processione che percorre le vie del paese. In serata si assiste ad uno spettacolo di musica leggera o ad un concerto bandistico.[11]
L’11 giugno,[12] come tradizione vuole, di buon mattino, dopo la celebrazione della Santa Messa, il Santo protettore della febbre viene ricondotto processionalmente all’abbazia.
La statua è portata a spalla dalle donne, e durante il percorso, tutto in salita, si fanno due fermate nelle c.de Secolare e Porfilio: qui i pellegrini vengono rifocillati dai devotissimi contadini. I musicisti della banda che non partecipano alla processione sono ospitati dalla famiglia Masciotra (Déucce). Nel momento in cui il corteo processionale giunge nei pressi delle Masserie Porfilio, in località Malpara, al suono delle campane della badia, corrisponde un consueto fuoco d’artificio. Lo spettacolo del fuoco pirotecnico viene offerto dalla famiglia Pannunzio residente a Joungstown, la stessa che nel 1958 donò alla chiesetta l’altare di marmo.
Il Santo arriva all’abbazia verso le 11, accolto da un festoso suono di campane e dalla moltitudine di fedeli convenuti anche dai paesi limitrofi.
Dopo aver collocato la statua vicino l’altare antistante la chiesa, dedicato alla Madonna di Lourdes, il parroco, in una gradevole atmosfera campestre, celebra la Santa Messa. Al termine, il corteo dei fedeli si ordina nuovamente in processione e percorre il giro rituale intorno alla cappella, mentre il sacerdote come da tradizione benedice i campi.[13] A cerimonie religiose concluse, si assiste ad uno spettacolare fuoco d’artificio, mentre i pellegrini continuano ad affluire sulle pendici del monte per trascorrere una giornata distensiva in aperta campagna e consumare un pasto frugale.
A sera, in paese, la festa è allietata da una banda musicale o da un’orchestra.[14]
La devozione verso il Santo anacoreta è molto fervida, al punto da spingere i nostri emigranti di Montreal a ripetere la stessa festa, l’ultima domenica di giugno. Dal 1980 la nostra comunità possiede anche la statua, che fu benedetta al cospetto di circa 500 persone, ed è conservata nella chiesa della Madonna di Pompei, tempio che ospita le statue venerate dalle varie comunità italiane residenti in Canada.
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[*] Domenico Meo, Abruzzese di Castelguidone (CH), ma agnonese di fatto, lavora alla Asrem di Agnone (IS). Si occupa, in termini scientifici, di dialetto, riti, usi e tradizioni popolari. Tanti i suoi libri, su cui giganteggia il Vocabolario della lingua di Agnone.
[1]L’Eco del Sannio, 31 marzo1922.
[2]Nel 1911 fu restaurata gratuitamente dalla valorosa artista Diomira D’Agnillo.
[3]A. Cattabiani, Santi d’Italia, Rizzoli, Milano 1993, p. 753.
[4]L’Eco del Sannio, 25 giugno1895.
[5]L’Eco del Sannio, giugno 1910.
[6]L’Eco del Sannio, giugno 1911.
[7]Come possiamo apprendere dal periodico locale L’Eco del Sannio, nelle pubblicazioni relative al mese di giugno, altri avvenimenti tradizionali e religiosi hanno interessato la festa dell’anacoreta, nel ventennio fra la prima e la seconda guerra mondiale:
– 1922 si festeggiò con solennità il 2° Centenario della statua;
– 1923 per la prima volta la società Gissana Automobilistica nel giorno della festa compì un’inappuntabile servizio per il trasporto dei fedeli dalla città all’Abbazia;
– 1926 l’Abate Sammartino praticò la Santa benedizione sulla campana grande di Sant’Onofrio, che, adagiata su un carro graziosamente addobbato di fiori e tricolore, partiva alla volta della badia, accompagnata dalla musica, dalle madrine e dal popolo festante;
– 1927 la statua per tutta la durata del novenario fu portata nella chiesa monumentale di San Francesco. Nello stesso anno, don Nicola Sammartino fu nominato Padre Spirituale di Santa Croce, pertanto, dal 1928 al 1935, il Santo, per le sue festività venne condotto nella chiesa di Santa Croce.
Dal 1936 a tutt’ oggi,la statua è stata sempre riportata nella chiesa di Sant’Antonio.
[8]Il complesso badiale ha subito vari restauri: una foto del 1910 presenta la cappella piccola nella superficie e nell’altezza da giustificare la dimensione ridotta della veneratissima statua. Nel periodo di realizzazione (1910-1920) della strada che da Agnone conduce a Pescopennataro, l’abate si adoperò, con encomiabile costanza, per ampliare in profondità la cappella nella zona del presbiterio con la costruzione a fianco del caratteristico campanile, e in altezza, realizzando alcune voltine gotiche. Nel 1937, oltre al restauro della facciata, si procedette ad istallare il portale nuovo e a sopraelevare la sagrestia. Nel 1958, per due terzi veniva ricostruito il campanile, che presentava lesioni laterali, e si completava nell’interno della cappella il soffitto, con altre due voltine sull’ingresso e sul presbiterio. Nel 1972 si diede inizio ad un progetto di ampliamento per realizzare una sala per incontri familiari, che oggi si può osservare.
[9]La statua di Sant’Onofrio venne trafugata il 17 febbraio 1995 e ritrovata il 28 febbraio dello stesso anno.
[10]Questa simpatica iniziativa fu intrapresa nel 1961.
[11]Nel corso di questi anni la festa civile si è svolta in piazza Cremonese, in via Castelfidardo e in piazza Vittoria.
[12] La chiesa come data di ricorrenza della festa ha adottato il 12 giugno, in Agnone si svolge l’11 per distanziarla da quella di Sant’Antonio di Padova.
[13]Anticamente si impartiva la sacra benedizione anche agli animali.
[14]Verso la metà degli anni sessanta, nelle feste si cominciano ad intravedere i primi complessi di musica leggera.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine
tratto in inganno dalla piccolezza della sua statua, io, come fore molti agnonesi, ho sempre pensato che S. Onofrio fosse un tipo piccino. Un collega ortodosso molto devoto, invece mi ha speigato che nella iconografia ortodossa (e non solo) s. onofrio e’ rappresentato come alto e magro. s. onofrio me lo ritrovo all’improvviso nei luoghi piu’ inaspettati, come per esempio il celebre duomo di monreale: http://www.ediart.it/images/Archivio%20fotografico/index.html/fino%20sec%20XIII/affreschi%20XIII/pag%20I/s%20onofrio%20intrad%20nav%20sx.jpg
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