di Enzo C. Delli Quadri
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Politici incoscienti, 50 anni fa, sottoposero l’Altosannio a 4 province e 2 regioni, smembrandolo contro-natura.
Si resta sbalorditi ma non sorpresi di fronte alla proposta [1] di modifica dell’ordinamento dello Stato, così come presentata dalla Società Geografica Italiana[2] a fine anno 2013, in collaborazione con il Politecnico e l’Università di Torino (Fai clic per accedere a riordino_territoriale.pdf)
Ad essa hanno lavorato tanti studiosi, economisti, storici, sociologi, geografi, ambientalisti i quali, tra l’altro, individuano l’Altosannio come un territorio con una sua ben definita autonomia socio-politica ed economica, con al centro Castel di Sangro.
Infatti, basta Osservare le tabelle finali della Relazione, qui riproposte, per notare come il riferimento al territorio avente al centro Castel di Sangro, si presenti senza problematiche e senza incertezze, diversamente da molti altri territori.
E basta leggere i nuovi assets strategici, più sotto riportati, su cui si fondano le conclusione degli studiosi, per comprendere la validità delle loro affermazioni.
In sintesi definitiva, al di là da ogni considerazione politica, oggi possiamo affermare che:
L’Altosannio non è solo un fatto geografico (Almosava ovvero Alto Molise Sangro Vastese); non è solo un fatto storico romanzato, come raccontatoci da Nicola Mastronardi; e non è un fatto affettivo, sentimentale, come per molti altosanniti profondamente innamorati del loro territorio.
L’Altosannio è cosa modernamente viva: l’Altosannio rappresenta una entità territoriale autonoma, con una sua identità socio-politica, geografica ed economica
Queste considerazioni dovrebbero (!!??!!) essere, per i nostri amministratori, la base di ogni discussione per far valere le ragioni del territorio contro chi continua a mantenerlo diviso, per interessi di bottega o chi, dimentico di tutto ciò o all’oscuro di tutto ciò e delle conseguenze negative di questa ignoranza, si imbarca in operazioni di riaggregazioni che contrastano con l’obiettivo di mantenerlo unito.
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In particolare, la proposta della Società Geografica per il riordino territoriale dello Stato, (Fai clic per accedere a riordino_territoriale.pdf) nasce dagli studi che nel corso degli ultimi vent’anni la Società Geografica stessa ha sviluppato a partire dal “progetto 80”. Tale documento può essere considerato il padre di tutte le riflessioni successive, essendo stato redatto dalla parte più sensibile e innovativa dei territorialisti.
Si tratta di un disegno programmatico che trascende le consolidate suddivisioni amministrative provinciali e regionali.
Competitività, sostenibilità ambientale e innovazione socio-culturale rappresentano i nuovi assets strategici su cui si fonda la proposta. L’obiettivo, secondo la Società Geografica, è quello di proporre un’organizzazione dell’Italia articolata in una molteplicità di centralità strategiche secondo l’individuazione di una pluralità di “nuovi fattori di localizzazione” che sostengano un ritaglio amministrativo adeguato al territorio.
La proposta porta a 31 Aggregati fondamentali: 1) del Tanaro, 2) La grande Torino, 3) Valsesia/Piemonte settentrionale, 4) La Grande Milano, 5) Insubria, 6) Liguria, 7) del Garda, 8) Dolomitia, 9) Veneto, 10) Friuli/Iulia, 11) Emilia/La Grande Bologna, 12) Padania orientale/Romagna, 13) Tirrenia, 14) La grande Firenze, 15) Etruria, 16) Umbria, 17) Marche, 18) Roma Capitale, 19) Ciociaria, 20)Abruzzo, 21) Napoletano, 22) Campania, 23) Daunia, 24) Puglia, 25) Salento, 26) Basilicata, 27)Calabria, 28) Sicilia Ionica, 29) Sicilia occidentale, 30) Sardegna settentrionale, 31) Sardegna meridionale.
All’interno di ciascun aggregato la proposta prevede Polarità Urbane e Comunità Territoriali.Nel caso dell’Abruzzo avremmo:
1 Polarità Urbana: Pescara
9 Comunità Territoriali: Pescara, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Teramo, Giulianova, Atessa,Castel di Sangro, Vasto.
Quindi:tra le nuove centralità strategiche e i nuovi fattori di localizzazione è inserita la Comunità Territoriale di Castel di Sangro.
Chiunque non si attivi perché quel che la storia, prima, e le condizioni politico-economiche hanno, poi, determinato, sarà responsabile del peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni interessate.
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Ecco i fondamenti metodologici della proposta della
Società Geografica Italiana in collaborazione con il Politecnico e l’Università di Torino
1. I sistemi metropolitani caratterizzati da valori più elevati di densità insediativa (residenziale, produttiva, terziaria, di servizio).
2. I contesti areali e urbanizzati adiacenti, aggregabili funzionalmente al “cuore” in quanto sistemi di riequilibrio gravitazionale (residenziale, produttivo, turistico, del tempo libero.
3. Le infrastrutture.
4. Il capitale relazionale e sociale.
5. La valorizzazione patrimoniale: ovvero una combinazione di vantaggi specifici sintetizzabili in quattro attributi che potrebbero interagire e rafforzarsi reciprocamente: il patrimonio storico-artistico, la cultura immateriale, le componenti ricettive, la dimensione spettacolar-culturale.
6. La “centralità diffusa” con l’individuazione di quei casi in cui il sistema prevede la presenza di due o più centri.
7. Il risparmio di gestione e una semplificazione del quadro dell’erogazione di servizi derivante dalle nuove aggregazioni territoriali.
Enzo C. Delli Quadri
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[1] La proposta è stata realizzata, in collaborazione con Caire Urbanistica e con Politecnico e Università di Torino, con un Gruppo di lavoro e con un Tavolo Tecnico, istituiti, entrambi, presso il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie, con personaggi quali Ornella Albolino, Franco Archibugi, Ugo Baldini, Filippo Bencardino, Simone Bozzato, Federica Burini, Emanuela Casti, Roberto Cavallo Perin, Claudio Cerreti, Fiorella Dallari, Francesco Dini, Fiorenzo Ferlaino, Marina Fuschi, Giuseppe Fuschillo, Floriana Galluccio, Alessandra Ghisalberti, Alessandro Giosi, Piergiorgio Landini, Alessia Mariotti, Maurizio Memoli, Concettina Pascetta, Massimo Pollifroni, Alessandro Ricci, Patrizia Romei, Franco Salvatori, Giovanni Sistu, Carlotta Spera, Anna Trono, Lida Viganoni, Irma Visalli, Sergio Zilli, e, solo per il Tavolo Tecnico, Franco Arminio, Alessandro Candido, Giordano Bruno Guerri, Paolo Maci, Gerardo Meridio, Pier Luigi Portaluri, Roberto Telesforo.
[2] Fondata a Firenze nel 1867, trasferita nel 1872 a Roma, la Società Geografica Italiana è un Ente morale tutelato e vigilato dallo Stato, onlus, istituto culturale, con la vocazione di istituto di ricerca che produce studi utili alla collettività su temi quali: Immigrazione, Infrastrutture, il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo, l’allargamento dell’Europa, Turismo e territorio, il sistema urbano e metropolitano in Italia.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine
Il tuo articolo, Enzo, così ben delineato ed enucleato con riferimenti storici ed attuali alla situazione di ALMOSAVA [ come a te piace chiamare il nostro territorio] mi fa sentire talmente piccola ed insignificante all’uopo, cioè a portare un contributo per la realizzazione di questo auspicabile progetto. Penso proprio ad una citazione, che forse conosci, di Madre Teresa di Calcutta – “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.
Dunque dopo l’intervento del fior fiore di tanti geografi & compani- x me lungo elenco chiaramente di illustri sconosciuti- io posso solo tramite il tuo BLOG aggiungere quella goccia inane e necessaria al tempo stesso ? e come, se non m’intendo di politica attiva, sono una anziana signora di 77anni dedita alla casa, ai figli e ai nipoti e solo marginalmente AMANTE di raccontarmi e di “poetare”, e/o commentare qualcosa di altri amanti della scrittura?
FARE CULTURA PER CAMBIARE UNA SITUAZIONE, E IN QUESTO CASO LA STORIA E LA GEOGRAFIA è a mio modo di vedere molto difficile e ci vuole il tuo impegno –che già profondi con veemenza – ma anche tempo e senza dubbio la collaborazione di chi ha le …biglie e le conta.
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GENT.MA MARISA,
La tua riflessione è del tutto condivisibile. E’ vero: cambiare questa situazione facendo cultura è molto difficile, ci vuole tempo, ci vogliono volontà politiche e, purtroppo, i politici attuali sono servi più dei loro interessi che di quelli della comunità, MA non si può restare a guardare, senza provare un minimo di vergogna. Il Lavoro è improbo ma necessario, da cittadini impegnati, quelli che provano a smuovere le coscienze. Io mi sento un cittadino impegnato e ci provo. So che l’impegno è complicato, ma non posso fare a meno di farlo. Mi diceva mio padre: Fa quel che devi, succeda quel che può. D’altra parte, il fatto culturale che cerco di smuovere non è esente da una realtà che sopravanza. 25 anni, quando iniziando a parlare di questo, disegnai quel che sarebbe successo, previdi la desertificazione demografica e morale e l’isolamento che avrebbero vissuto le aree interne e previdi pure che l’ordinamento dello stato sarebbe mutato. Oggi tutto questo si è avverato o si sta avverando. La desertificazione è un fatto concreto, come concreto è lo stravolgimento dell’ordinamento dello stato, a partire dalla eliminazione delle province. E tra non molto avremo le Macro-regioni. E qui arriviamo a noi. Con la riaggregazione dell’Abruzzo e del Molise e la creazione di nuovi aggregati che in Lombardia vogliono chiamare Cantoni e in altre regioni, Comunità di Comuni, SE I NOSTRI POLITICI LOCALI ALZASSERO UN PO’ GLI OCCHI DAL LORO ORTICELLO, dovrebbero operare perché si ricrei la COMUNITA’ dell’ALTOSANNIO. Ne guadagnerebbero loro per primi.
Perché sarebbe logico creare la COMUNITA’ DELL’ALTOSANNIO?
Perché esistono motivazioni socio-economiche sviscerate da studiosi eminenti, riportate nell’articolo
Perché ALTOSANNIO è territorio unico dal punto storico, avendo dato i natali alla gens sannita
Perché per secoli è stato un’unico aggregato religioso (Diocesi di Trivento)
Perché ha una comune base linguistica dialettale
Perché ha sviluppato gli stessi valori e costumi
Perché, in ultimo, segnalatomi da un amico in questi giorni, ha la stessa geologia (vedere la mia bacheca)
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