Pillola di folklore 5 – Lǝ candóinǝ (le cantine)

di Domenico Di Nucci
tratta da “Agnone, il paese dov’era sempre mezzogiorno”[1]

“Il sole risplende,
         il buon vino si vende,
                   allegri entrate,
                             di politica non parlate,
                                       nemmeno bestemmiate,
                                                e prima di uscire, pagate!”

L’arguto Bèibroccòli teneva ben esposto questo programma nella sua candóina di Corso Garibaldi.

La candóina non rappresentava solo il vano interrato di quasi ogni casa, fresco e lontano da correnti d’aria, dove il mosto si trasformava in vino in botti di rovere, ma anche il punto di vendita al pubblico del vino, dell’aceto e successivamente della birra e degli alcolici.

Di norma nel locale c’erano il caratteristico bancone con il piano leggermente depresso e con un foro al centro per far defluire il vino caduto durante la mescita, tavolini e sedie per intrattenere i clienti e per consentire loro di giocare a carte o di fare la passatella detta anche legge.

Era il posto dove si commentavano le vicende del paese, della vita di ogni giorno; era il regno del popolino visto che i benestanti si riunivano altrove; tra le sue mura si discuteva, si litigava, si intrecciavano interessi e si concludevano affari.

Tante erano lǝ candóinǝ famose e meno famose, con i suoi clienti fissi come una piccola comunità con il suo vasto campionario d’umanità: c’era chi pensava ai fatti suoi e chi a quelli degli altri, c’era il pacifico e il rissoso, il violento e l’attaccabrighe, lo squattrinato, l’alcolizzato. La massima autorità era il proprietario o la proprietaria: bastava un loro cenno per sedare sul nascere una rissa o per allontanare qualche indesiderato. Anche se i frequentatori abituali delle candóinǝnon godevano buona fama, pur tuttavia v’era una buona affluenza di gente

Nellecandóinǝ si conservava anche una curiosa abitudine, limitata al solo giorno di Natale. Chi entrava di prammatica augurava il buon giorno e il Buon Natale a tutti; dai presenti gli veniva offerto un bicchiere di vino o di birra con un invito …vacia ru Bambǝniéllǝ (bacia Gesù Bambino); se accettava, bevendo, si univa alla comitiva e come entrata offriva per tutti o un litro di vino o una bottiglia di birra.

Qualche incallito bevitore la sera non tornava a casa se non aveva fatto il giro di tutte lǝ candóinǝ e così passeggiando e discutendo faceva una capatina da Chiachiao  di fronte  al  Palazzo Vescovile (attuale  palazzo  comunale)  per  poi arrivare a Dòra a San Marco e giù verso la Ripa a salutare Lǝggiòttǝ e risalendo per Corso Garibaldi ritrovare in successione Beibroccoli, Marendogna Drupa candiune Nònna Chécchina (poi diventata candóina Ida); una sosta al Dopolavoro in Piazza Plebiscito per poi riprendere il cammino verso Corso Vittorio Emanuele e fermarsi prima a Bubbǝnottǝ, poi a Di Lazzaro, a Pésciólinǝ e Cǝrucciǝ per concludere il giro a Vini Scelti e a Patanèlla.

Passano gli anni, cambiano usi e costumi; tutte lǝ candóinǝ sono scomparse. Bar e pizzerie hanno preso il sopravvento; una buona fetta della vita di un tempo si è dissolta, lentamente come la neve al sole.


[1]  In questo libro,Domenico, nativo di Capracotta, abbandona la nostalgia per i posti a lui familiari e si immerge nel territorio scelto da suo padre detto Carmǝnuccǝ ru salaruólǝ, (usava dire: La tua patria, è il posto dove stai bene. E scelse di vivere in Agnone). Tesse, così, un arazzo intrecciato dai variopinti fili della storia, del folclore, dell’aneddotica e dei ricordi che vengono esposti intre sezioni:  Pillole di Storia, che o vanno a colmare lacune e omissioni dei testi finora pubblicati o sono degli inediti, convinto di dare così un apporto costruttivo al grande mosaico che è la storia di Agnone; Pillole di Folclorecon l’evidenziazione di usi e costumi persi nel tempo, come le “cacciòttǝ” di frutta, il fuoco di San Michele, La scuracchjéata, la frasca, la candóina, la passatella, e altri; Personaggi, tratteggiati con perizia, maestria e malinconia perché conosciuti da vicino oppure attraverso i loro racconti. Le foto provengono dal suo archivio e da archivi privati; le parole o le frasi contenute tra due parentesi sono sue note. Cliccando su questo link potrete accedere alla Prefazione e all’Introduzione del libro http://www.altosannio.it/agnone-il-paese-dovera-sempre-mezzogiorno-prefazione-e-introduzione/.Chi fosse interessato al libro può scrivere a dinucci.domenico@gmail.com.

 

EditingEnzo C. Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine 

 

 

 

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Un pensiero riguardo “Pillola di folklore 5 – Lǝ candóinǝ (le cantine)

  1. Scomparse, vero, tutte le cantine…ma ahimè l’uso o l’abuso del “bere” NO! Anzi talvolta si sentono anche ragazzi che eccedono con bibite alcooliche- mal sopportate in così giovane età:..
    Ma come fermarli se c’è la massima libertà di uscire anche tardi la sera!???Questo NON avveniva un tempo per i molto giovani; almeno nei nostri piccoli paesi le cantine chiudevano ad una certa ora!!!!

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