di Durante Amicarelli

Quando quassù cade la neve, è un’altra cosa. Bisogna starci, bisogna vedere. E’ uno spettacolo interessante, è bello. Anche perché la neve di quassù è diversa ..…. E’ Neve (con la N maiuscola). E’ una neve superiore, una neve aristocratica: è la Neve.
Giù il cappello, amici lettori, alla neve di Capracotta. Se poi, quando quassù cade la neve, si sente un pizzico di bufera, allora, compiaciuto, Dante si muove col più bello del suo Inferno, col più bello del suo Purgatorio, col più bello del suo Paradiso, messi insieme.
E tutto trascende.
E’ fisico e metafisico, in ordinato disordine.
In queste condizioni, in questo ambiente, a questo spettacolo, se aggiungete un pizzico di sole (forse bastano dieci raggi), contemplate Iddio; anche lo spirito volgare si avvicina a Dio, e lo contempla, lassù, quando cade la neve, con un pizzico di bufera e dieci raggi di sole.
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Usciamo di casa. Non è facile. Ma non è impossibile. Basta la buona volontà. La neve tutt’intorno è vergine: non un’impronta. Né un’anima viva. Procediamo. Saranno tre, quattro metri. Comunque tutte le porte del Corso sono quasi ricoperte. E’ nostra intenzione arrivare al Telefono, in piazza, da Donato, per le ultime notizie. A metà strada un uomo ricurvo con la pala che lavora. Ci salutiamo. E’ Vincenzo, il buon Vincenzo, la cui vita si svolge tutta nel Circolo, per il Circolo. Vincenzo è uomo onesto e capace. Grave colpa sarebbe per lui trascurare il Circolo; e Vincenzo non lo trascura.
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…….
Facciamo la via del ritorno. Non c’è più il pizzico di bufera, non ci sono più i dieci raggi di sole. C’è solo la neve.
Completiamo questo “servizietto” fra le braccia di Enzo e di Michele, confortati dal sorriso del tenero Massimo
Intanto il 1953 è finito proprio come Dio ha voluto.
Ha avuto inizio il 1954.
Editing: Francesco Di Rienzo
Copyright: Altosannio Magazine
Una “BIANCA”aristocratica pagina sulla fredda neve di CAPRACOTTA”,illustrata” da parole calde e AUGURALI …PER IL LONTANO CAPODANNO 1954!!!!
Allora amavo anch’io l
a neve, avevo 15 anni e tanti sogni, in un altro paese molisano.
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per Francesco Di Rienzo-Caro Francesco,ogni volta che mi fai vedere questa bella foto di mio nonno Giovanni,mi crei una emozione vivissima,ora sopportabile bene per via della subita revisione cardiaca,perchè il giovinetto seduto comodamente sul lampione della luce notturna,è mio padre.La foto fa rivivere in me un altro ricordo. legato ai tanti e tanti tiri con carabina Flobert dalla finestrella della mia casa alla campanella dell’orologio della torre,con sottostante fontanella.Le donne,intente a prendere acqua con le “tine” come sentivano i rintocchi della campanella colpita dai miei tiri,a qualsiasi ora del mattino o del pomeriggio,stupite, esclamavan”ma è già ventu’ora ?”
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