A cura di Paola Giaccio
Tra le molte leggendeche circolano su uno dei dolci più «ancestrali» del mediterraneo,
una è particolarmente vivida.
Si tratta di un racconto orale, che non è certo da prendere come verità storica. Tuttavia, come ogni favola contiene un po’ di verità,
così questa leggenda rivela l’antichissima origine del nostro dolce preferito, nonché la sua diffusione tra le popolazioni che si affacciavano sul «Mare Nostrum».
L’episodio a cui ci riferiamo risale alla seconda guerra sannitica, che gli storici collocano fra il 326 – 304 a.C.
In questi anni, la giovane Repubblica Romana cominciava la sua lotta per l’egemonia nell’Italia centrale scontrandosi con una delle più agguerrite popolazioni confinanti: i Sanniti.
Sebbene Roma uscì vincitrice dalla guerra,
nessuno storico dimenticò una delle più grandi umiliazioni a cui l’Urbe fu sottoposta:
la sconfitta delle Forche Caudine.
Nel 321 a.C.,
come racconta Tito Livio nel suo Ab Urbe condita,
le legioni romane,
ingannate da spie sannite travestite da pastori,
si indirizzarono una stretta gola montuosa con l’obbiettivo di soccorrere dai Sanniti una città alleata.
Qui, presso le strettoie di Caudio, furono prese facilmente in trappola dai nemici che, tuttavia, non uccisero i legionari, ma li umiliarono con la subjugatio, il passaggio sotto il giogo. Ciascun soldato fu costretto ad inchinarsi di fronte all’esercito sannita in trionfo.
La leggenda vuole
che l’umiliazione fosse stata così cocente da bloccare lo stomaco ai Romani, rischiando di farli morire d’inedia. …
Allora, i Sanniti,
che non li volevano morti
ma testimoni della loro vittoria,
prepararono un dolce tradizionale tanto ghiotto
da far tornare loro l’appetito e, al contempo, la consolazione.
I romani chiamarono il dolce cupedia,
dal verbo cupio,
che poteva significare tanto «ghiottoneria»
quanto «cosa desiderata».
Nome che, nel corso dei secoli, passò ad indicare i dolci precursori del nostro torrone: quelle preparazioni a base di miele, uova e frutta tostata che, chiuse da un’ostia, una cialda di pane o biscotto, sono reperibili in moltissimi ricettari della tradizione mediterranea.
Ingredienti
125 grammi nocciole sgusciate
100 grammi mandorle pelate
20 grammi albume temperatura ambiente
50 grammi miele millefiori
100 grammi zucchero
ostia in fogli
40 grammi acqua
1 pizzico sale
Preparazione
Accendete il forno a 120° e disponete la frutta secca su una leccarda rivestitia di carta forno.
Versate gli albumi in una ciotola di acciaio, aggiungete il pizzico di sale e iniziate a montarli a neve.
Nel frattempo versate lo zucchero e il miele in due pentolini. Bagnate lo zucchero con l’acqua e, senza toccarlo, fate sciogliere raggiungendo la temperatura di 112°c. Fate fondere anche il miele portandolo al bollore.
Versate subito sugli albumi che si stanno montando prima lo zucchero e immediatamente dopo il miele. Continuate a lavorare per circa 20 minuti fino a che otterrete un composto ben montatato, consistente, bianchissimo, lucido e cremoso.
Nell’attesa fate tostare per 10 minuti le mandorle e le nocciole e tenetele al caldo fino a quando, a seguito della montatura, andranno aggiunte all’impasto con una spatola (vanno aggiunte calde per non far calare le temperature raggiunte dall’impasto e, con delicatezza, affinchè non si rompano).
Coprite una teglia con le ostie, versatevi il composto e livellatelo con una spatola umida. Coprite con altre ostie e fate raffreddare ed indurire per una notte.
Fonte: da WEB