Questo è il quindicesimo Capitolo della Novella Oro Rosso di Esther Delli Quadri con la quale l’autrice si prefigge di parlarci, com direbbe Ujemuort’, di:
Uomini con mani callose e cuori generosi.
Di lavoro duro e sentimenti veri,
di vite aspre di gente schiva,
di parole parca.
Di un tempo passato,
di arti antiche.
Non perché voi lo rimpiangiate
ma perché cerchiate in esso,
nel legame con un dialetto,
in un sentimento di appartenenza,
in uno spirito antico,
il filo della continuità
che governa
il vostro progredire.
Qui Ue’ducc’ si rende conto che senza Ernestina non riesce a vivere
Per il Capitolo 14 – https://altosannioblog.wordpress.com/2019/07/11/oro-rosso-capitolo-14/
Oro rosso – Capitolo 15
All’indomani poco prima che facesse giorno partimmo.
All’improvviso al mio padrone era venuta una gran fretta di andare quasi che se fosse partito al più presto, sarebbe tornato al più presto.
Durante la notte aveva dormito poco e male. Sorpreso constatava tra sé che la felicità procura gli stessi effetti della preoccupazione: tiene svegli.
Davanti ai suoi occhi erano passate tante immagini di Ernestina, per innumerevoli volte.
Gli era tornata in mente la volta che lei era arrivata con le sue oche tenendo le mani sotto il grembiule. Gli aveva chiesto di ordinarmi di salire sul carro e di non muovermi e da sotto ” la mandera ” aveva tirato fuori un piccolo paperotto.
Lui aveva sorriso.
Aveva toccato la testina tiepida dell’animaletto e così facendo aveva sfiorato le sue mani. Tutti e due si erano guardati a quel contatto, con occhi smarriti e felici, con sguardi imbarazzati. Quell’attimo così intenso gli era rimasto attaccato strettamente al cuore e sentiva che lo stesso era anche per Ernestina.
Poi si erano riavuti.
Lei aveva deposto delicatamente a terra il paperotto ed aveva iniziato a camminare in qua e in la. Il piccolo la seguiva passo passo modificando la sua direzione a seconda di quella di lei.
Avevano riso.
Poi lei aveva ripreso l’animale e mi aveva detto:
“Mò’ po scenn! ‘”. [1]
Le avevo obbedito lanciando un veloce ringhio in direzione del piccolo pennuto.
Così lei aveva spiegato che poiché le oche sono delle cattive covatrici, lei aveva fatto covare un uovo alla chioccia e quel paperotto era il risultato.
” .. Ch’dè..” aveva detto lui scherzoso “….. Ji’ tjeng ru cuon e tu tjè na papara…?!?”[2]
.” … ‘Mbè…” aveva risposto lei fintamente piccata” .. Pur a me m’ serv’ cacchedun p’ cumpagnia…” [3]
” ….N’ tjè cuviell p’ chiacchiariè…?!? ” aveva chiesto lui. [4]
” ….Non’ … cuviell…. a part mò’ ch’ c’ stjé tju….sctjeng sembr ij’ schitta.,,,ah, sci, ……l’ munachell’…..” [5]
Poi aveva abbassato lo sguardo.
Dopo un attimo aveva ripreso il suo solito tono scanzonato.
Ma quell’attimo di pausa aveva fatto indovinare a Ue’ducc’ un abisso di solitudine.
D’improvviso aveva sentito qualcosa tra la bocca dello stomaco e il centro del torace, come se lì ci fosse una voragine e lui ci stesse cadendo dentro con tutto il suo essere.
Era quella l’emozione?
Possibile che la si riuscisse a sentire perfino fisicamente?
Al ricordo per un attimo risentì di nuovo quel vuoto, quella emozione.
Si riebbe in fretta.
Era inutile girarci tanto intorno.
Quella ragazza gli piaceva, più di quanto avesse voluto ammettere con sé stesso. E quei ” vuoti ” nel torace erano solo le parole non espresse che gli erano rimaste dentro e girando dentro di lui di qua e di là cercavano una via d’uscita e, così facendo, creavano dei vuoti, pensò.
Sorrise tra sé.
Che scuse cerca il cuore quando si innamora!
Poi mi sorrise .
L’avrebbe presa con sé! Al suo ritorno l’avrebbe presa con sé!
La sua libertà adesso gli sembrava una prigione senza di lei.
Ernestina era giovane, si, ma dieci anni di differenza non erano poi tantissimi.
” …. Scin, Ujemuort, c’ la purtam… gna arpassam’…..” [6]
Mugolai piano.
Poi un lampo attraversò la sua mente, seguito da un tuono rombante. Il cielo azzurro del suo cuore si oscurò ….
…… E se lei fra 15 giorni non fosse stata ad aspettarlo?…… Se ci avesse ripensato? …….Se, riflettendo, quella sua vita tanto girovaga l’avesse spaventata?
Per un attimo ebbe voglia di ordinare a Bartolomeo di fermarsi e di tornare indietro, a prenderla, in quell’istante.
Poi si riebbe.
Doveva aspettare.
Era tanto giovane, Ernestina. Doveva darle il tempo per riflettere, non forzarle la mano.
Di una cosa era certo.
Anche senza parole, lui sapeva di essere ricambiato nei suoi sentimenti.
Cosa poteva succedere, allora, in quindici giorni da farle cambiare idea?
… Che si facesse suora, come le chiedeva la superiora?
Sorrise all’idea.
Mi guardò, ” scturcett ru muss “ e mi disse ridendo: ” ….munachella, Ujemuort?!? …..Po’ ess? …. Naun ch’ella citra tè l’argient’ viv’ ‘nguorp….munachella n’c’s’ fa…. d’ ch’ess’ putem’ scta s’chiur’….” [7]
“ …arri Bartolomeo, arri…” gridò ritrovando il suo consueto spirito di buontempone. [8]
segue su. https://altosannioblog.wordpress.com/2019/07/15/oro-rosso-capitolo-16/
[1] Ora puoi scendere
[2] Io ho il cane e tu una papera
[3]Anche a me serve qualcuno per compagnia
[4] Non hai nessuno per chiacchierare
[5] No…. nessuno…. a parte ore che ci sei tu, sto sempre io sola …ah …le monache..
[6] Si, Ujemuort, come ripassiamo ce la portiamo
[7] storcendo il muso …….Monaca ? Può essere? No quella ragazza ha l’argento vivo nel corpo…monana non lo diventa … di questo possiamo essere certi
[8] Vai Bartolomeo, Vai
Copyright: Altosannio Magazine
Editing: Enzo C. Delli Quadri