Zia Graziella, un piatto consumato pieno d’acqua e alcune gocce d’olio

Mario Vaccarella

La ricordo così, bassa di statura, un pò curva con il fazzoletto legato dietro la nuca, i capelli bianchi, un porro molto evidente sulla guancia, la voce rauca, il naso arcigno; sarà che mi impressionavo ma nel mio inconscio era così: una strega, fattucchiera o maga! Ella riusciva a togliere il malocchio, il mal di pancia e chissà quante altre diavolerie; mi conduceva da lei mia madre e penso che molti di voi siete passati per altre “Grazielle”.

Queste signore, sostituivano i dottori (non c’erano molti soldi per  poterli pagare) avevano la conoscenza delle erbe e il potere delle parole, diciamo “magiche”, tramandate da madre a figlia o sorella, esclusivamente donne. Curavano, con l’aiuto di questi rimedi, bambini e adulti per piccoli malanni, senza nulla a pretendere se non un buon bicchiere di vino e il rispetto.  Non c’era di che aver paura o timore. I dottori non si pronunciavano, anzi qualche volta di nascosto collaboravano.

Agitava, sopra il mio capo,  un piatto di ceramica fondo consumato e riparato con un fil di ferro, riempito di acqua fino al giro, aggiungeva intingendo un dito nell’olio alcune gocce che decretavano le male lingue, un complimento detto con malignità, un augurio sulla salute o sulla sua buona fortuna non sincero; fatto sta che con un segno di croce e due paroline magiche i dolori scomparivano.

Per il mal di pancia, la faccenda era un po’ più complicata; quasi sempre finiva a pane, acqua e sale con tanto aglio che debellava i vermi intestinali, ma lasciava un alito cosi puzzolente da allontanare persino le mosche, antibiotico naturale ormai in disuso ma vi assicuro efficace.

Questi personaggi e tanti altri hanno fatto parte del mio teatro personale, che ancora oggi in alcuni dei miei sogni replicano le loro gesta con piacevole ed equilibrata armonia, senza disturbare, aiutandomi a vivere la realtà.

 


Copyright: Altosannio Magazine
Editing: Enzo C. Delli Quadri 

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