Mario Vaccarella
Venne un giorno una compagnia di burattini a rappresentare “ La signora Morte e Pulcinella”, un classico nel mondo dei bambini.
Quel giorno ero arrabbiato e tra l’altro avevo dormito poco: la sera prima la mamma mi aveva punito mandandomi a dormire senza cena, avevo preso un “piccio” (capriccio) fastidioso. L’avevo informata, da qualche tempo, di quel mio desiderio di vedere lo spettacolo dei burattini a scuola e richiesto poche lire forse cento. Me lo aveva promesso pur non avendoli e, sperando che dimenticassi, di volta in volta rimandava a domani.
Come ogni mattina prima di andare a scuola, ci faceva rifare il letto. La branda aveva lenzuola di tela che graffiavano e in inverno coperte trapuntate doppie e pesanti che non bastavano a riscaldare. Il materasso era fatto da un saccone di tela con uno o due buchi di sfogo ripieno di foglie secche di pannocchie di granturco, (‘i sbreglie). Foglie che a volte quando ci giravamo nel letto facevano rumore, tenendoci svegli, queste si ficcavano nel costato e come piccasorci ci torturavano, lasciandoci addosso lividi e graffi.
Ogni mattina dovevamo inserire le mani in quei buchi e rimuovere quelle foglie, schiacciate dal corpo, per ridarle forma e voluminosità. Condividevo il mio lettuccio con uno dei miei fratelli più grande e anche quella mattina stavamo rivoltando le foglie del materasso, ma ero così arrabbiato e indispettito per il rifiuto di nostra madre, che feci scucire e fuoriuscire il contenuto dal saccone, la nostra camera era diventata, la battaglia di Waterloo, ed io in un angolo Napoleone in esilio.
La mamma si infuriò ancora di più e a nulla valsero le giustificazioni “non sono stato io, non sono stato io”, le dicevo ma lei come spesso faceva si appigliava senza possibilità di svincolarmi a quello che tenevo di più: “i capelli”. Con una mano stringeva la mia bionda e folta chioma e con l’altra me le dava di santa ragione, non so come facesse ma le mani che usava sembravano più di quante ne avesse.
Copyright: Altosannio Magazine
Editing: Enzo C. Delli Quadri