Scritto di Antonella Litterio

Per mia madre il ritorno al suo paese natio era qualcosa d’indescrivibile, un vero e proprio rito; c’era della religiosità profonda nella preparazione di questo viaggio che coinvolgeva noi figlie. Ci si pensava durante tutto l’anno, ma un mese prima della data prevista, si passava alla reale e concreta preparazione dello stesso. Era ovvio che noi ragazze dovevamo impegnarci al meglio, ottenere ottimi risultati a scuola per non scalfire minimamente quella splendida vacanza. La mamma ci aveva trasmesso il suo entusiasmo e noi consideravamo quella meta estiva, qualche volta invernale, quasi quanto oggi, i giovani sognino paesi esotici e molto lontani. “Le cose si fanno col cuore” diceva lei…..è stato sempre così.
Non possedevamo un’automobile, ma questo, di certo, non costituiva impedimento: il viaggio si divideva in due parti, con il treno fino a Napoli, tappa obbligata, anche perché li’ abitava uno zio paterno, poi si procedeva per Agnone con la mitica “Cerella”. Detto così, nulla di straordinario, ma erano tempi un po’ diversi da quelli attuali, in cui non era facile per una donna sola con due creature a seguito, affrontare “il viaggio”. Ma lei era indomita e così il suo desiderio di rivedere il paese, riabbracciare le sorelle e i parenti tutti.
Mia madre sosteneva che l’aria del suo paese la facesse rinascere, non ne comprendevo il motivo, dal momento che noi si viveva in una cittadina di uguale altitudine. Me lo sarei spiegato qualche anno più in là: l’aria di Agnone la si sente “dentro”e quando l’hai respirata appieno, rimane negli occhi,nel cuore come un ricordo indelebile che ti forgia l’anima, ti fa da mantello, proprio come ad una campana della fonderia.
Il viaggio in treno scorreva rapido e, più o meno velocemente, si giungeva a Napoli, ma noi ambivamo al posto sulla “Cerella”, quello era il nostro “tram dei desideri”: la corriera rossa che ci conduceva ad Agnone. Per me che soffrivo il mal d’auto, il sacrificio al quale mi votavo era immenso, ma lo sostenevo volentieri perché preludeva all’abbraccio dei parenti, ai mesi estivi di libertà e conoscenze, in una parola, pregustavo l’arrivo. Era bellissimo trovare ai “Cappuccini”, una delle tante chiese del paese, zia Alfonsina, che ci attendeva ansiosa e trepidante, come avessimo fatto una traversata, zia Alfonsina, riservata e duttile, rossetto rosso e profumo di talco….Talvolta c’erano anche cugini e procugini, giovani, belli, per me erano il gioco, la libertà, la comunanza d’intenti. Ancor piu’ interessante era assistere alla “trasfigurazione” di mia madre: diventava un’altra, libera, disinvolta, sicura, felice.
Percorrere gran parte del bellissimo e alberato corso del paese per raggiungere le “Civitelle” dove troneggiava la casa di pietra di mio nonno, era ardua impresa: vuoi per i pesantissimi ed ingombranti bagagli, vuoi per le tantissime “stazioni”con i conoscenti della mamma e delle zie. “Uhh cumma’ Dina, sci armniuta? Siu gna set’ biell’, na signuraccia, quann’ t’ n’arvia?? Translation:”Uhh comare Dina sei tornata? Oh come siete belle, una gran signora, quando riparti?” Statiche parole di benvenuto, belle e solide.
“….Si lasciano mai le case dell’infanzia? Mai: rimangono sempre dentro di noi anche quando non esistono più…………….Sono tutti i luoghi dell’infanzia a rimanerci dentro. Le persone. Le parole. Le gondole sulla credenza. Le storie.” dice Ferzan Ozpetek
La casa alle “Civitelle” era un regno da scoprire, pietra dopo pietra: grande, maestosa, con il verde e gli alberi intorno, il susino (le vranglo’) e il noce maestoso meta delle nostre avventurosissime arrampicate, il pollaio adiacente la casa, la bella scalinata che portava alle stanze da letto e al salottino d’altri tempi con i ritratti degli antenati,sui quali abbiamo molto riso, cercando assurde e improbabili somiglianze in quei tratti statici ed alteri, le persiane di legno marrone ed il profumo intenso, avvolgente….a quella casa avremmo affidato i nostri giochi,i turbamenti dell’adolescenza e poi….lavare i capelli su una panchina di pietra e asciugarli al sole……era la libertà.
La casa era il nostro punto fermo, il mattino seguente al nostro arrivo, iniziava una sorta di “visitatio”: Michelino, adorato nipote di zia Alfonsina, veniva ad abbracciarci e, spesso, consumava dell’ottimo zabaione, scrupolosamente preparato dalla stessa; erano belli, giovani i nostri cugini:Anna, Giuliana, Rinuccia, Vincenzo, Tonina, Pina e i rispettivi figli, proprio una bella famiglia! Con i piu’ giovani prendevamo accordi sul da farsi. Le “Civitelle” erano “capammond”, sommità del paese, ma la zia speciale, Raffaela, abitava “Capabball”,capo inferiore dello stesso. Raggiungere zia Raffaela era l’apoteosi: quella casa a noi sembrava un castello, la terrazza da cui si godeva un’ampia vista e, sullo sfondo verde, S. Bernardino, antico monastero, bianco e ospitale; le stanze da letto, i lettoni dove dormivamo, si fa per dire, in tre o quattro, raccontandoci di tutto, quella casa ci ha ospitate chiassose, felici, attente, in modo maldestro, ad evitare disturbo alla zia Pina, che riposava e non avrebbe gradito quel cicaleccio continuo. Il portone della casa di via Garibaldi immetteva in un’ampia sala e poi nel regno di zia Raffaela: la cucina, non ce n’era per nessuno: cuochi stellati inchinatevi tutti davanti alla “soave” di mia zia, ai suoi ”cavatielli” o le famigerate”ostie”e Dio sa per quanto ancora potrei continuare…Era amore, passione, volonta’ e gioia che sprizzava quella figuretta esile che affrontava tutto con una “leggerezza” di calviniana memoria. Cuori molisani le mie zie, solide, belle, immerse in un mondo avito, scandito dai rintocchi delle innumerevoli e meravigliose torri campanarie del paese. “L’Atene del Sannio” non la si descrive, la si vive e noi l’abbiamo fatto: ogni vicolo, una percezione,un’aria profumata ed intrigante, libera fiera,sannitica. Ogni paese ha le sue origini, la propria storia; il bello di Agnone è che non ha bisogno di intermediari, si racconta da se’: i i colori, l’antico selciato, la sua posizione arcuata, quasi a voler abbracciare la natura intera. E’ tutta bella questa fiera e gloriosa cittadina molisana, sembra parlare dall’alto dei suoi campanili, evidenzia il suo cuore tramite le chiese,le case,le chiavi ai portoni, gli stemmi e i balconi; ti strega Agnone, parla d’arte e lo fa in modi differenti; accorata, festosa, tranquilla, essa infonde pace, serenità, ci invita a ritrovare le radici, a far ritorno all’ancestralità di una terra che ancora respira, vive e vuole trasmetterci quei buoni sentimenti che, spesso, sembriamo dimenticare.
I ricordi sono davvero tanti, un quadro pittoresco che trova la sua naturale cornice in un paese magico, il tempo è trascorso e tutto sembrerebbe essere avvolto da una polverosa patina di nostalgia. Ma Agnone è lì, un luogo dell’anima, sentinella silente, pronta a ricordarci quello che siamo stati e che potremmo ancora essere.
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Copyright: Altosannio Magazine;
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Grazie cara Antonella, per il bel viaggio nei tuoi affetti. Condivido pienamente, l’aria dei luoghi cari, rigenera. L’incontro con le persone care (a volte solo nei ricordi), riapre cuore e mente. Meravigliose le sensazioni suscitate.
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Attraverso la lettura del racconto, per mezzo dei tuoi ricordi, ho assaporato un pezzetto prezioso della tua infanzia, la narrazione mi ha coinvolto ed emozionato, ho riflettuto sul fatto che, come raccontano gli psicologi, chi vive un’infanzia felice, è circondato da belle persone e respira amore, diviene un adulto equilibrato e positivo. Grazie, cara Antonella!
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Carissima, la tua attenzione critica mi lusinga, sono molto felice che mi abbia “letta”e, ancor più, aver suscitato in te belle emozioni, grazie di cuore
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Grazie a te Giovanni, ben felice di averti emotionato, ma il tuo animo nobile è terreno fertile……
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Una prosa chiara,scorrevole intrisa di sensazioni, condivisibili da chiunque sia ritornato al paese natio praticando rituali precisi, imprescindibili e cari alla mente.
Dolce ricordo piacevolissima lettura. Brava!
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Grazie Antonella per questo racconto emozionante e coinvolgente, nel quale ci consegni, con un tratto vivido e vibrante, un luogo davvero speciale, il luogo dell’anima e dei ricordi felici della tua infanzia.
Interessanti per il loro valore documentale le note su strade, mezzi di trasporto, chiese e toponomastica, come pure le inserzioni dialettali, che contribuiscono a conferire spessore e realismo alla narrazione.
Le descizioni, poi, nella ricca e ricercata scelta degli aggettivi, sollecitano emozioni e ricordi di un passato felice, che ciascuno di noi custodisce per sempre nel proprio cuore e pertanto rivive. Grazie.
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Proprio così Antonella
Anch’io provo esattamente quello che provava la tua mamma e le mie figlie quello che provavi tu e le tue sorelle.
Il paese natio, gli affetti hanno un potere rigenerante
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Lettouno spaccato di altri tempi, ricco di immagini e di sentimenti! Brava Antonella …mi sono sentita anche io parte di Agnone❤️
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Un grazie all’autrice di questo racconto che con le sue parole mi ha trasportata in un mondo di altri tempi, fatto di cose semplici e di affetti profondi. Le parole scorrono veloci all’occhio del lettore che assapora questo viaggio esattamente come faceva la protagonista tanto tempo fa.
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Mi è venuta voglia di immergermi nei colori e nei profumi di questa terra.. Agnone. Bellissima lettura un abbraccio. Annalisa
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Un ricordo lontano, ma presente e vivo, descritto con delicatezza, in punta di piedi, con un sentimento scisso tra desiderio di condividerlo e tentazione di tenerlo stretto per sé. Brava Antonella
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Una prosa chiara,scorrevole intrisa di sensazioni, condivisibili da chiunque sia ritornato al paese natio praticando rituali precisi, imprescindibili e cari alla mente.
Dolce ricordo piacevolissima lettura. Brava!
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Emozionante, coinvolgente, entusiasmante a tratti malinconico e nostalgico! Conoscendo la tua anima e la tua sensibilità ,percepisco il desiderio di rivivere momenti, anche solo attraverso il ricordo, di assoluta spensieratezza e di libertà …quelle stesse a cui purtroppo l’età adulta e gli eventi ci portano a rinunciare. Tu le hai ritrovate nelle parole, nelle immagini, nelle sensazioni riportate in questo racconto che rappresenta un atto d’amore nei confronti delle tue origini e del tuo mondo…quello più intimo!
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Ciao, Antonella Litterio.
Splendido il tuo racconto.
Personalmente penso che esso possa essere condiviso da tutte le persone che hanno lasciato il luogho natio e, in seguito, vi hanno fatto annuali ritorni.
Infatti, comuni sono i sentimenti e le emozioni che ad ogni rientro si “riprova”, anche dopo molti anni, ed anche dopo lunghe assenze. …
Tornare da adulti, purtroppo, ci dà meno gioia. Si trovano sempre, ogni volta, meno persone presenti. Molti amici, non ci sono più … e vediamo che, ad ogni ritorno, molte più porte rimangono “serrate” … per sempre. …
Grazie per il tuo scritto.
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EMOZIONE PURA! MI HAI COMMOSSO.
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Racconto bellissimo! Leggerlo dà respiro all’amore che nutriamo per i nostri luoghi d’infanzia.. Un amore che a volte può capitare di perdere di vista.. Ma basta immergersi nel ricordo, che subito torniamo ad essere noi stessi!!!! Ammiro le parole con cui hai saputo descrivere la ” trasfigurazione ” di tua madre. Una donna sa cosa vuol dire sentirsi all’improvviso libera, nel posto che ama. Antonella, ti ringrazio per avermi coinvolta in questa lettura e ti faccio i miei sinceri complimenti.
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Campana,sposata con un molisano residente a Riccia,ma nato ad Agnone da madre agnonese, ho avuto modo di recarmi spesso in questa altera e nobile cittadina dell’Alto Molise. Fin dalla prima visita, pur non avendo legami di appartenenza, ho avvertito un senso di grandezza che mi riempiva lo spirito e allargava il respiro. Sensazioni che aumentavano man mano che mio marito mi indicava una chiesa, un palazzo, un portale illustrandone la storia, gli eventi agli stessi appartenenti. Tutte le sensazioni descritte da Antonella Litterio relative ai luoghi di Agnone, da estranea, le ho avvertite! Devo confessare che ogni volta che torno in Agnone, dopo 37 anni dalla prima volta, riprovo le stesse emozioni !
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grazie Enza, per la sensibilità d’animo dimostrata verso il mio paese.
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Un viaggio emozionante. I luoghi del cuore che vivono nei tuoi ricordi prendono forma nella mia immaginazione, e seppur figlia di altri tempi, quelli dei viaggi rapidi e ad alta velocità, aprrezzo appieno il sentire di un tempo trascorso. Grazie
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