
Lo smembramento dell’Altosannio avvenne 60 anni fa quando si decise di dividere l’Abruzzo dal Molise, cosa che non hanno mai pensato di fare i residenti dell’Emilia Romagna, cui seguì la creazione di una nuova provincia, quella di Isernia, per cui l’Altosannio, comunità omogenea certificata da storici, ambientalisti, sociologi, geografi, linguistici, fu spartita tra due regioni e quattro province.
È stato impunemente mangiato (senza pane) dalla burocrazia, tra scartoffie, interessi privati, paure, scorrettezze, impantanamenti, timori.
L’ultimo esempio è dato dalla inconcludente atteggiamento della Provincia di Isernia in merito alla viabilità, ormai sospesa da un anno, del ponte Sente.
Il ponte Sente Longo è un ponte tra i più alti d’Italia. Alto 185 metri e lungo 1200 metri, prende il nome dal fiume Sente che scorre sotto di esso e da Francesco Paolo Longo, operaio che perse la vita il 4 maggio 1974 durante i primi lavori di scavo del ponte. Collega la provincia di Isernia in Molise con quella di Chieti in Abruzzo. In particolare, collega Agnone, Poggio Sannita, Belmonte del Sannio in territorio molisano con Castiglione Messer Marino, Schiavi d’Abruzzo, Fraine, Torrebruna in territorio abruzzese.
La sua chiusura è diventato un vulnus insopportabile per tutto il territorio. Una intera economia che ancora reggeva sull’esistenza di quel ponte, sta andando in malora.
Eppure, i politici e i burocrati molisani, in un’epoca in cui è possibile realizzare un grattacielo in pochi mesi, non riescono ad uscire dal guado burocratico che dura da ben 12 mesi, tra perizie tecniche che, come riporta l’Eco dell’Alto Molise, prima parlano di struttura con danni non rilevanti, poi di imminente rischio crollo, tra cambi di potere in provincia di Isernia, tra dicerie e maldicenze.
Intanto il territorio langue.
Questo è l’andazzo da quando sono subentrati gli Enti Regionali. Indipendente da chi vada alla guida la situazione non cambia, anzi peggiora sempre più. Voglio darvi la mia esperienza quando riesco a tornare al paese di mia moglie, Capracotta. Ti ritrovi con un viadotto iniziato e mai concluso, (Villa S. Maria) conseguentemente devi prendere strade secondarie. La prima che sale verso Giuliopoli, ridotta ad un dissesto continuo con cedimenti che ti costringono ad andare contro mano per evitare una sede stradale che porta danni a tutto il sistema d’ammortizzazione e di tenuta di strada della vetture. Se vuoi in alternativa vai per, S.Angelo ti ritrovi ad una improvvisa strettoia formata da blocchi cementizi, onde evitare il passaggio di veicoli troppo pesanti perchè la strada è soggetta a frane e proseguendo la condizione è simile alla strada precedente. L’importante per i dirigenti regionali è salvaguardare i loro lauti compensi, a discapito della sicurezza stradale e dei cittadini che contribuiscono con la loro tassazione. Come pretendere che possa sviluppare il turismo in questa povera regione d’Alto Molise ancora incontaminata e che dona tradizioni e gusti del passato, quando vengono a mancare le strade per raggiungere queste belle realtà.
"Mi piace""Mi piace"