di Domenico Di Nucci
tratta da “Agnone, il paese dov’era sempre mezzogiorno”[1]

San Martino, nella tradizione popolare, oltre ad essere collegato al breve periodo di bel tempo dei primi giorni di novembre (detto per l’appunto estate di San Martino), è anche il patrono dei … cornuti. Poiché per essere cornuti, una volta, bastava che una sorella fosse, per così dire, poco casta, ecco spiegata la singolare protezione accordata da San Martino agli infelici bersagliati da infedeltà coniugali o familiari.
Per l’appunto narra la tradizione che alla tanta santità di Martino corrispondesse l’altrettanta attrazione della sorella per l’altro sesso. Nonostante i continui santi insegnamenti, quell’impertinente non aveva nessuna voglia di redimersi anzi era costantemente sollecitata da altre voglie al punto che il Santo, pur di evitare che la sorella incorresse in tentazioni, decise di portarla con sé e qualcuno dice che la portava addirittura sulle spalle! Ma la sorella ne sapeva una più del diavolo e riusciva sempre ad ottenere quanto voleva con gli espedienti più ricercati.
Si narra che una volta, in un certo paese, nonostante il ferreo controllo, l’avvenente sorella riuscisse a mettersi in contatto con uno spasimante, concordando un modo originale per aggirare gli ostacoli.
E così il giorno dopo, cammin facendo, allorquando la strada costeggiava una fitta ed alta siepe, la sorella chiese il permesso, all’ignaro e poco previdente fratello, di appartarsi per impellenti bisogni corporali. Il Santo prese un sasso e lo scagliò nella siepe…e subito volò un uccellino (liberato dallo spasimante lì nascosto in attesa del lancio…)
E così San Martino, sicuro che nella siepe non ci fosse anima viva, accordò il permesso alla sorella che con tutto comodo volò letteralmente tra le braccia dell’aitante giovanotto! Non si sa se il Santo si sia mai accorto dei ripetuti inganni, ma certo è che si ritrovò la sorella incinta… e di qui… la santa protezione verso chi come lui cornuto!
In Agnone la mattina del 12 novembre era infarcita da allusioni, pizzicate, sfottò e lazzi collegati alla fantasiosa processione notturna che i cornuti, per devozione al loro santo, organizzavano per le strade del paese.
“Che stendardo meraviglioso portavi … ma come eri allegro nel guidare la processione con il più grande stendardo” e via dicendo.
Qualcuno, anche se raramente, non gradiva lo scherzo e la cosa finiva con litigi e risentimenti; ma in linea di massima era un modo come un altro per sdrammatizzare certe cose.
I tempi sono cambiati, pochi ricordano gli allegri sfottò; i costumi si sono liberalizzati ed anche se spesso si sente parlare di tresche, di ammucchiate e di coppie aperte e coppie di fatto nessuno si meraviglia più di tanto.
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[1] In questo libro, Domenico, nativo di Capracotta, abbandona la nostalgia per i posti a lui familiari e si immerge nel territorio scelto da suo padre detto Carmǝnuccǝ ru salaruólǝ, (usava dire: La tua patria, è il posto dove stai bene. E scelse di vivere in Agnone). Tesse, così, un arazzo intrecciato dai variopinti fili della storia, del folclore, dell’aneddotica e dei ricordi che vengono esposti in tre sezioni: Pillole di Storia, che o vanno a colmare lacune e omissioni dei testi finora pubblicati o sono degli inediti, convinto di dare così un apporto costruttivo al grande mosaico che è la storia di Agnone; Pillole di Folclore con l’evidenziazione di usi e costumi persi nel tempo, come le “cacciòttǝ” di frutta, il fuoco di San Michele, La scuracchjéata, la frasca, la candóina, la passatella, e altri; Personaggi, tratteggiati con perizia, maestria e malinconia perché conosciuti da vicino oppure attraverso i loro racconti. Le foto provengono dal suo archivio e da archivi privati; le parole o le frasi contenute tra due parentesi sono sue note. Cliccando su questo link potrete accedere alla Prefazione e all’Introduzione del libro http://www.altosannio.it/agnone-il-paese-dovera-sempre-mezzogiorno-prefazione-e-introduzione/. Chi fosse interessato al libro può scrivere a dinucci.domenico@gmail.com.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine