Scritto di Marisa Gallo

Antefatto < Ciao nonna, ma l’hai visto questo grosso ragno, presso la tua finestrella? Forse che non li temi più i ragni!? E’ fortunato che nessuno lo abbia fatto fuori! Ti mando la foto su fb…> ….. E dalla macchina lo fotografa.
Il mio primo nipote sta tornando con la sua ragazza, per il ponte /festa di Ognissanti dal NordEst d’Italia dove entrambi lavorano …Quindi scendono: baci ed abbracci…
Così è stato lui che …ha ispirato il mio racconto…
Fra i due vasi di fiori del mio cortile, il grosso inaspettato ospite, Ragno Fortunato, anche stamattina è lì, posizionato in bella vista, quasi immobile, che tesse e si guarda intorno da qualche mese- piovuto dal tetto!?- E, almeno quando io lo incrocio, finge l’immobilità… e credo di essere io ad abbassar per prima lo sguardo!
Forse si sente forte e/o percepisce il mio “sottile”, ma pur sempre “atavico disagio”!? Sembra che rispettosamente si immobilizzi. Spiccano e fremono al vento le sue lunghe otto zampe, non proprio tese nella ragnatela, imperlata ancora di minuscole gocce, dopo la pioggia della notte.
Si scuote un po’ il ” fortunato” ospite, anzi s’aggrappa meglio, giacché una folata di vento arriva più forte e fa tremare tutta la tela, robusta e perfetta verso il centro, ma con qualche sfilaccio verso l’esterno…
Per qualche attimo le sue zampe continuano a vibrare, all’unisono col mio cuore che batte..
Perché!?….mi ritrovo 16 enne studentessa a Trivento…
Anno 1955 – una sera di novembre.
Frequento la terza classe Magistrale: è sera inoltrata. E, dopo cena come al solito, sono a letto nella mia camerata di sei letti: siamo 4 ragazze più grandi, e due più piccole – di cui una, la prima che dorme all’angolo, “Dolce” di cognome – il nome non mi sovviene – Io sono nella posizione centrale; dietro il mio lettino c’è un gran balcone sempre chiuso, che dà su un cortile interno dell’educandato, dove sempre ci è concesso di prendere un raggio di sole o scambiare qualche chiacchiera… appena dopo il pranzo e prima di risalire nella sala studio per l’intero pomeriggio, fino all’ora di cena, quando il campanello avviserà che possiamo e dobbiamo scendere al refettorio…
Per la luce e il rinnovo dell’aria nella camerata, ci sono altri due balconi, che danno verso la strada esterna del palazzetto: i vetri sono oscurati/imbiancati fino a metà con la calce, così che non si possa, nè si debba guardare di fuori …
Nonostante ciò, qualche graffio, praticato da mani curiose e malandrine, riesce a mostrare un piccolo spazio libero, che permette d’intravedere un angolo di strada, piccolo, ma sufficiente a veder passare qualcuno.
Nella camerata accanto, più piccola, con 4 letti è sistemata una mia compagna di classe e già mia amica, di Roccavivara, nipote di Don Bertrando Gianico, fondatore/conduttore del locale convitto maschile, dove è sistemata la scuola. E tra le altre c’è anche una studentessa di Agnone, Carla Cerimele, di 1/2 anni più grande di me, del IV magistrale.
Mentre io sono venuta a Trivento solo da poco più di un mese, forse lei è convittrice già dai tre anni precedenti e tutte la ritengono una ragazza “fortunata” perché riceve spesso la visita dei genitori, accolti cordialmente dalla Superiora, madre Tarcisia MOTTIN.
Si vocifera tra le collegiali che anche quei genitori sono persone estremamente gentili verso la Superiora, con “donativi” di beni commestibili: chiaro segno di benessere familiare, ma anche di persone sollecite ed attente.
Certo la mia posizione è all’opposto: mio padre lavora in Svizzera, come scalpellino, e la mia matrigna è casalinga; mai venuti a Trivento, fino al mio diploma: luglio’57!
La trattativa per il mio inserimento in collegio è stata fatta a mezzo telefono/pubblico dalla zia comare-maestra. Sarà lei poi che una volta mi verrà a far visita in collegio, al IV Magistrale.
Papà ha ricevuto notizie e “garanzia informale” circa l’andamento dell’Istituto Magistrale Pareggiato di Trivento dai genitori – vicinissimi a casa nostra – di una ragazza, che frequenta già quella scuola, e dai genitori di altre due ragazze: una compagna mia personale delle medie, nipote anche lei tra l’altro di Don Bertrando Gianico, e quelli di una ragazzina più piccola- dai bei capelli rossi e ricci.
Papà si è ” impegnato” a pagare la retta scolastica e quella del convitto, di 15mila lire mensili – non comprensiva, però, di merenda! Che bene o male deve arrivare da casa, oppure ognuna di noi in qualche modo deve comprarla.
Ed è proprio ciò che i genitori di Carla Cerimele portano alla figlia, mentre si informano sul suo andamento scolastico! Persone che hanno intuito già l’importanza del rapporto Scuola/Famiglia!?
Invece dopo la mia frequenza dei primi due anni all’Istituto Magistrale Statale di Pescara, con buoni risultati, mio padre, ricevendo informazione che a Trivento le cose funzionano altrettanto bene, ha deciso che io vi frequenti gli altri due anni, più vicina a casa e sistemata in collegio, con l’unica tassativa raccomandazione: <Comportati bene e studia…ché se sei rimandata, o bocciata, a scuola non ci vai più!>
Una spada di Damocle …che un po’ mi pesa, ma non mi spaventa, giacché a me piace lo studio! E ne ho dato già dimostrazione a Pescara… Dove in realtà mi sarebbe piaciuto volentieri proseguirlo; e non soffrivo affatto di essere lontana dal mio paese…
Ma, fortunatamente, mi piacerà poi anche il collegio!
Coi suoi ritmi ordinati: di alzata e di studio; dell’ora di passeggiata pomeridiana, lungo lo stradone esterno- con la visuale dell’ampia vallata del Trigno- accompagnate dalle suore: s. Albina più severa ed anziana, e s.Benzia, giovanissima, che talvolta diventava un po’ complice della ns esuberanza e ci sorrideva, specie quando si usciva dal cinema, al sabato pomeriggio -ma dove, ahimè, io non “potevo” sempre andare, essendo una spesa extra.

…Mi piaceva in collegio …finanche la pasta al forno del lunedi, che la cuoca, s. Severina, preparava forse con quella abbondante e avanzata della domenica, con l’aggiunta di sugo e scamorza, ricusata da molte convittrici, un po’ schizzinose; ed infine… godevo del bel senso di amicizia stabilito con molte di loro, che purtroppo però si è interrotto dopo il diploma, col ritorno nei ns paesi, per la scarsa possibilità di sentirci e/ comunicare; tutte piene di sogni, dedite ancora allo studio, all’università, alcune di loro – ma non certo per me, che pure avrei desiderato farla-
Il lavoro, poi ci ha sparse al vento… E l’amore e il matrimonio ci hanno assorbito e completato come donne, madri e…nonne ormai.
Ecco, mentre osservo il ragno, che lesto si fionda ad avviluppare qualche ignaro insetto, io ricordo ancora con senso di nostalgia, ma insieme di disagio – dopo essere vissuta adolescente, per due anni in un bel paese, Scafa, e pendolare col treno fino a Pescara-che NON c’era a quel tempo-1955- un autobus di linea dal mio paese per Trivento.
Ricordo che al mio paese, Montefalcone nel Sannio, pur sede/sorgente di due Autolinee con autobus per Campobasso e per Vasto, per altre direzioni si doveva far ricorso al servizio di trasporto privato. Perciò il viaggio di andata a fine settembre per iniziare l’a.s. 1955 / 56 avvenne col mezzo pubblico/ privato di Zi Vecenzine Gnuscueitte; c’era in paese anche un altro bravo tassista, Franco Cordisco.
Quel giorno raggiungemmo Trivento in 5: io, le altre tre ragazze e un giovanissimo compaesano, convocato forse dal Vescovo, Vincenzo Ferrara, seminarista nel Seminario Diocesano di Chieti, che l’anno dopo avrebbe cantato messa.
Già, perchè così la spesa condivisa, diminuiva per ognuno di noi…
Eravamo costipati in macchina… Fin sotto le ginocchia e sul portabagagli esterno erano sistemate le ns valigie di cartone o qualche altro piccolo imballo di biancheria/ cibo, che ognuno di noi portava con sé in collegio: fra loro io ero proprio la passeggera più “leggera” di fisico e di bagagli/valigie: poche, povere e semplici cose!
Ebbene quella sera di novembre, secondo la regola convittuale, che permetteva di tenere la luce accesa fino alle dieci e trenta per continuare lo studio…mentre a letto io ripassavo intenta la lezione per l’indomani, improvvisamente sento un tonfo!
E un istante dopo si allargano sulla pagina del libro di filosofia ““otto”” pelose e tremule zampe di ragno!
Il ragno equilibrista sfortunato, caduto dal cielo/ soffitta, comincia a correre per guadagnare con la fuga la salvezza …Senza sapere che la salvezza la invoco anch’ io a gran voce, con un urlo terrorizzato, che echeggia nelle camere adiacenti, fino a quella delle suore, tanto che dopo due minuti si presenta la Superiora molto infastidita, che mi rimprovera aspramente …
<Cosa vuoi che sia un ragno !!!!!?? Non lo hai visto altre volte !!!? Dove abiti tu non ci sono i ragni? Sei stata assolutamente indiscreta, urlando a quest’ora notturna, così da matta! >
Non posso spiegare che nel mio silenzio sbigottito, assorto nella lettura, quel “ ferale , peloso animale “mi ha spaventata tanto!..Nè so dove esso sia finito!!!Non mi è concesso di replicare! …
Ma fu l’unica volta che la Superiora, in due anni di convitto, è stata costretta ad alzare la voce con me …Anzi varie volte in seguito ho ricevuto qualche lode e quasi con sorpresa appoggio e consigli, come da una Vera Madre.
Ed io ero rimasta orfana di mamma a sei anni!
ORA riesco a guardare quasi con distaccata indifferenza, questo ragno “fortunato”, abbastanza grande, che spadroneggia in bella vista tra i vasi dei fiori.
Certo, non mi piace, ma lo lascio stare, non lo disturbo… non so spiegarmi io stessa come e perché esso non mi faccia ribrezzo, ed anzi guardandolo esorcizzo la paura!

Mentre esso si muove sulla sua grande tela, io penso: c’è forse un’inconscia sfida fra noi? Quella mitologica drammatica sfida lanciata da Aracne, brava ed abile tessitrice, alla dea Atena !? Così mentre la Dea nella tela rappresentava le sue imprese …Aracne con fine maestria rappresentò gli amori e i vizi degli dei? Per cui poi, povera ragazza, fu trasformata in ragno, e ..costretta per punizione, a tessere per tutta la sua vita filando con la bocca!?
A dire il vero, nemmeno i due cani, che spesso si aggirano tra i vasi del cortile hanno distrutto questa ragnatela; e neppure i muratori, che da svariati giorni lavorano lì da presso a ristrutturare il tetto della casa, completamente danneggiato lo scorso 10 luglio 2019 , quando è piovuto dal cielo un glaciale bombardamento improvviso: una tremenda grandinata abbattutasi sulla zona di San Silvestro e di Pescara tutta!
NO, certo ora il senso di ribrezzo e di paura in me si sono assai afflievoliti …
Invece ora è la mia cara e giovane nipote, che vive all’estero, e, dopo sua madre -cioè mia figlia- ha ereditato la paura dei ragni…
Sì, in-consapevolmente la mia paura si è trasmessa di generazione in generazione…
Entrambe sono sensibili e in casa sanno scovare anche un minuscolo, innocuo ragnetto, che non sfugge al loro sguardo indagatore e alla scopa assassina…
Basta dire che ogni volta, prima di tornare a casa la cara nipote mi telefona e mi prega :
< Nonnì, scusa, ti ricordi di dare una “ramazzata” aerea in garage ? Io tornerò domani.>
Ed allora io- cuore di nonna – memore della mia ancestrale e forte paura provata da ragazza, attenta alla sua richiesta, non mi faccio pregare più di tanto, anzi con la pompa dell’acqua e la scopa dò una bella rinfrescata non solo al garage, ma a tutto il cortile…
Comunque, ogni volta io stessa mi sorprendo a malincuore di quanto sporco producano questi voraci insettivori animali – i ragni –così eleganti e fini tessitori, ma pur sempre con otto lunghe ed aeree zampe! Che di sicuro incutono paura a tante persone!!!
Però, è risaputo, la fobia di un animale, “zoofobia”, o di qualcos’altro, è un’atavica sensazione psicologica, una forma ancestrale di difesa da un pericolo… è universale, inconscia e irrazionale, da cui non ci si libera mai del tutto; pur se s’attenua nel tempo .
Purtroppo però questo ragno può vivere tranquillo solo per qualche mese ancora …ecco fino a Natale, quando tornerà mia nipote. Ed io non vedo l’ora!
Poi nonostante la sua estrema abilità tessitrice, non per punizione, come Atena fece con Aracne, ma per la necessitata soddisfazione di un superiore interesse, si abbatterà su di lui quasi banalmente la fredda mannaia: un forte getto d’acqua scioglierà quei fili eterei della tela!
Ma cesserà anche la cattura degli ultimi insetti e moscerini, che aggirandosi ogni giorno numerosi nell’aria di questa bella e anomala ottobrata pescarese, son rimasti imbrigliati fra le fitte geometriche maglie della ragnatela.
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Dal web
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Copyright: Altosannio Magazine
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Complimenti per il tuo racconto, Marisa! Mi pare di capire che adesso la paura dei ragni ti è passata o è diminuita. Ne sono lieta! Ho avuto anch’io una gran paura di un insetto, non un ragno, e ancora ci convivo. Il tuo racconto mi fa sperare che anch’io in futuro potrei guarire.
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Ciao Esther, penso proprio che sarà così… Se e quando ti troverai a togliere dall’imbarazzo qcno, magari un/a nipotino/a…certo ti darai ” coraggio” e in-volontariamente la strana sensazione della paura diventerà più “razionale ” e controllata… BUONA SERATA
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