Storie di vita del dr. Carlo Fiocca[1]

Sposati da tre mesi, io e mia moglie eravamo a cena a casa di carissimi amici : Ivana e Teuccio. Intorno alle 23 mi chiamò l’ostetrica di Ateleta, sig.ra Antonelli e come prima cosa mi fece gli auguri di buon Natale. Al mio grazie aggiunse che erano auguri molto interessati perchè mi pregava, in nome di Gesù Bambino che stava per nascere, di andarla ad aiutare per un parto distocico. “Dove sta ?” le chiesi e la risposta fu: “Alla frazione di Sant’ Elena “- un gruppo di case, abbarbicate alla montagna, a due ore di mulo, perchè non esisteva la strada – “E come vengo lassù?” “Dottore, le mando un cavallo giù ad Ateleta.”
Salutai mia moglie ed i miei ospiti; corsi a casa e presi con me tutto il materiale occorrente. Raggiunsi in macchina Ateleta e vi trovai un contadino con due cavalli, uno per ognuno di noi. Cominciammo a salire la montagna ed a mezzanotte sentimmo le campane, che annunciavano la nascita di Gesù. Faceva molto freddo, c’era la neve ed ero preoccupatissimo, perchè non sapevo in quale avventura andavo a cacciarmi..
“Gloria a Dio nell’alto dei cieli” recitai e pregai durante tutto il percorso, perché tutto andasse bene. Giunti nello spiazzo, fra le dieci case circa che costituivano l’agglomerato, mi venne incontro l’Ostetrica. L’aggredii, poverina, dicendole che era da pazzi assistere un parto in quelle condizioni. Perchè non aveva ricoverato la paziente in tempo?
La sig.ra Antonelli, indicandomi un contadino vicino a lei disse: questi è il marito della donna che sta partorendo. Quando ho telefonato per chiamarla qui, mi è venuto dietro, perchè temeva che avrei chiamato i carabinieri. Ha detto che o la moglie partorisce a casa o schiatta, ma all’ospedale non ci deve andare. Presenti altre persone con le mie due mani lo presi in petto e gli dissi: “ Brutto figlio di puttana. Io visiterò tua moglie e vedrò il da farsi, ma, se succede qualcosa a lei o a tuo figlio, ti giuro che farò di tutto per mandarti in galera.
Se sarà necessario ricoverare la donna, chiesi, cosa possiamo fare?
Dottore, fu la risposta, dovremo trovare circa 15 giovani robusti, legare la partoriente ad una scala a pioli, che fa da barella e dopo due ore abbondanti raggiungeremo Ateleta.
Entrai in quella casa. Nel locale adibito a cucina sei o sette donne, con tante candele accese innanzi all’immagine di Sant’Anna pregavano ad alta voce. Visitai quella giovane donna: era un utero con una dilatazione di 3 cm circa, completamente inerte. Praticai un ossitocico (un medicinale che fa contrarre l’utero) e per un’ora circa le contrazioni ripartirono, per arrestarsi dopo, come prima. Altro ossitocico ed altre scarse contrazioni. Avevo ottenuto una dilatazione del collo di soli 5 cm. Decisi così di tentare una manovra rischiosa, ma forse risolutiva del caso.
Con delicatezza estrema riuscii ad infilare fra il bordo del collo uterino e la testa del feto la branca sinistra di un forcipe piccolino di cui disponevo. La ragazza era molto calma e piano piano infilai nello stesso spazio l’altra branca del forcipe. C’era il rischio che il collo dell’utero, non completamente dilatato si rompesse con conseguente imponente emorragia, che avrei controllato zaffando con garze sterili stipate la vagina. Feci per circa due ore una delicatissima e graduale trazione, in modo che la testina del feto comprimendo facesse dilatare completamente quel collo.
Dio aiuta le persone di buona volontà ed anche quella volta, come in altre, mi premiò.
Nacque un bambino sano, senza nessuna lesione causata dal forcipe; il secondamento avvenne normalmente ed alle 7 circa del mattino potei lavarmi e prepararmi per tornare a casa. Mi raggiunse il famigerato marito, già alticcio, perchè aveva ottenuto di far nascere il suo primogenito nella sua casa e mi chiese cosa dovesse darmi. Avevo deciso di dargli una “mazzata”, per come si era comportato e gli risposi: “Amico mio, tu hai voluto prenderti, la notte di Natale, un bello sfizio, facendo rischiare non per poco la vita a tua moglie ed a tuo figlio. Mi devi dare 50.000 lire. Era una bella somma allora.
Senza batter ciglio mise mano al portafogli, mi contò cinque banconote da 10.000 lire l’una ed aggiunse: “ Che tu sia benedetto”.
Ero pronto a discutere con lui ed invece così mi smontò completamente.
Dopo otto o nove anni, mentre percorrevo un corridoio dell’ospedale, mi sentii chiamare. Lo faceva un uomo, che aveva vicino un bambino di otto anni circa. “ Dottò, non mi riconosci?”
“ Amico mio, scusami ma io vedo centinaia di persone al giorno.”
“ Ti ricordi la Notte di Natale?”
“ Figlio di puttana, ti dissi . Ora si che ti riconosco” e gli tesi la mano.
“ Questo è mio figlio, quello che facesti nascere quella notte.”
La contrada dove avvenne quanto ho raccontato è chiamata “Carceri Alte” perché proprio là Gioacchino Murat, Re di Napoli, nel 1815 fece costruire le carceri di quei tempi.
[1] Carlo Fiocca ha esercitato la professione come Medico Condotto nel Comune di Montenero Valcocchiara e in quello di San Pietro Avellana; successivamente, come Anestesista in Ospedale, a Castel di Sangro. Migliaia sono stati i suoi pazienti. Da tanti di essi ha ricevuto indimenticate lezioni di vita; da altri, molte preoccupazioni, per fortuna ben risolte.
Copyright: Altosannio Magazine
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Il medico condotto: una figura mitica di grande importanza pratica.Conosceva tutti, gli bastava uno sguardo per fare la diagnosi, molte volte era anche il consulente familiare per questioni extra sanitarie, era la medicina amica, vicina a ciascuno; era la presenza rassicurante e la prevenzione ambulante quando incontrava ragazzi sudati e anziani affaticati.Oggi non ha un bel nome:medico di base!
Buon Anno a tutti!
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Ciao Piero, che Dio ti benedica.
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