L’ uésinə che nu cistə sìulə….. L’asino con un sol cesto…

NOTA – Un’amica e paesana, che vive in Canada, ha chiesto ieri su fb se fosse questo (L’uésinə che nu cistə sìulə) un detto paesano…. Io non conosco il detto, ma esso ha scatenato la mia fantasia e un (im)probabile ricordo di bambina, intorno agli anni ’50.


Rusouccə si alza, appena è mattutino; l’asino ha già ragliato un paio di volte. E lei gli risponde: “ecchə, mo vinghə, mo”……. Si alza, apre l’antina di legno, anzi il mezzo balconcino della sua camera, verso la marina, guarda il cielo e……. decide di caricare il suo asinello per andare in campagna: deve portare un po’ di letame, prodotto dall’ asino stesso, insieme alle 4/5 galline “ricettate” nella stessa stalletta al piano terra della sua casa, in poco più d’un mese …Ogni mattina questa “padrona” si sveglia, perché l’asino la chiama quasi col suo raglio; beve un bicchiere d’acqua -forse il suo caffè- e di seguito una colazione, perché si spande spesso, intorno a casa sua, odore di minestra o di aglio sfritto. Per un motivo o per l’altro fino a quel giorno non aveva fatto quel lavoro.

Quella finalmente sembrava la giornata buona. Il cielo non minacciava e non c’era tanto vento……. E’ bene farlo oggi – pensa Rusoucce – così i vicini non si lamenteranno, come sempre :- Rusouccə che puzzə! ‘Nzə po’ sentì, nzə po’ suppurtà …… Rusouccə, ssu lavorə l’iiə fa’ quandə ‘ncə sta stu garbinə..-.

Le dicevano sempre risentiti e con acrimonia…… Infatti il vento che spirava dalla marina nella loro direzione portava gli “effluvi” tutti nelle loro finestre, nelle loro cantine……. Era rimasta solo lei Rusoucce, che adibiva ancora il sottano della casa a cantina e a stalla, per rimettervi ancora l’asino.

Povera donna, sui 60 anni !? Vedova da sempre!? O zitella da sempre!?

Io non so, ancora oggi, con esattezza, se fosse sposata. Sempre occupata, magra e scattante, preoccupata di lavorare, per tirare avanti, per mettere da parte qualche lira…Così diceva : ‘Nzə sa mai …sə mə succedə caccosə e chi m’aiutə? Anzi si era comprato pure un loculo al cimitero con già la data di nascita e aggiungeva.- Ijə ‘nen tenghə nisciunə, e nen mə pozzə fidà di nesciunə…… Senza figli!…Lu Patreeternə nen mə l’ha mannatə! Nen saccə pecchai! Sə avessə avìutə piurə ijə nu “lucignelə”, purə struppeiaitə, forzə sarriə cagnata la vitə maə!!-

Spesso faceva sentire il suo lamento lassu’ al PADRE ETERNO,   non certo con una preghiera, un’invocazione buona e umile, sottomessa, religiosa, ma più spesso era un po’ inviperita, “un po’ inquieta”con LUI e a LUI si rivolgeva con laceranti parole blasfeme….

Anche questo i vicini non sopportavano, la sentivano sbraitare, e invece di darle un incoraggiamento, dopo reiterati litigi di buon vicinato, le chiudevano porte e finestre in faccia, quasi, e si barricavano per evitare di colloquiare, di rispondere anche involontariamente a una domanda o a qualcosa che poteva scivolare in un colloquio. Quindi Rusouccə parlava da sola, a voce alta, o con l’asino.

E poi cosa dire con Rusouccə, se lei era impastata solo di lagnanze? Sempre lagnanze!!! Si lamentava e borbottava improperi anche contro il nostro beneamato Parroco, che era costretto a sentirli anche rivolti alla sua persona, in quanto la donna abitava a qualche centinaio di metri dalla CASA DI CARITÀ, dove pure c’era l’abitazione del parroco. – Essə mo’ passa l’anema nera, come la tonachə che portə!- diceva a voce alta, talvolta, quando Don Vittorio passava per andare a dir la Messa di mattutino…… Ma il parroco sopportava e ignorava le sue “contumelie”, con spirito cristiano e da signore!

Le stesse lagnanze spesso Rusouccə andava ad esternarle in chiesa a Sant’Antonio di Padova, il patrono del nostro paese, il santo quindi più festeggiato, più amato, più invocato. Però da lei ritenuto quasi responsabile del suo stato gramo (per cui le mancava sempre 30 per arrivare a 31)……. cioè indigenza continua e prolungata. A tal proposito ricordo che una volta mi trovavo in chiesa, doveva essere sul far del vespro, fuori dall’orario della celebrazione di Messa o altro; forse passando davanti e vedendola aperta vi ero entrata e stavo in un cantuccio poco più in là, quando entrò Rusouccə. Che difilato si recò accanto all’altare del Santo, sulla navata di destra ……   La bella statua, di buona fattura e grandi proporzioni era lì: Sant’Antonio, col giglio bianco nella mano sinistra, e il Bambino Gesù –bellissimo – nell’altra, guardava dolce i fedeli che si avvicinavano a lui, interpretando i loro bisogni o le richieste di grazia.

Anche Rusouccə si avvicinò all’altare, ma quasi come una furia, senza inginocchiarsi, senza un segno di croce, senza recitare un “Gloria” -come di solito si fa per entrare in sintonia col Sacro e predisporre l’anima ad una supplica-. Si avvicinò, e sarcasticamente cominciò ad inveire contro Sant’Antonio, dicendo: – So ddu miscə che t’haiiə purtatə sta tuuagliə , che tə cerchə la graziə…tu lə si che graziə vugliə! Nen mi l’ hi fattə e la tuuagliə tə le laevə !!! Ecco la religiosità di Rosuccia :un patto personale e a scadenza breve! Così dicendo strappò letteralmente la tovaglia che addobbava l’altare, e mentre la piegava alla meno peggio, girando lo sguardo mi vide nel cantuccio e m’ investì con un’apostrofe: Li ‘ntesə pure tu, perché ijə l’hə luuatə la tuuagliə a stu santə, che nen fa graziə!!!

Avrei voluto annientarmi, scomparire; mi prese quasi -anzi senza quasi- la sensazione di paura di un atto di violenza anche nei miei confronti, così adirata e sopra le righe- com’era Rusouccə in quel momento. Ma niente di tutto ciò, nessuna violenza.

Lei continuò ad avvoltolare alla meno peggio quella tovaglia ricamata e senza “salutare” né con un segno di croce, nè altro, uscì in fretta dalla chiesa. Ed io uscii a mia volta… mi sentivo sconfitta, pur nella mia fede “bambina” !

Nel mio animo sentivo che le parole di Rosuccia erano cattive, tremende, ma pur pensavo: <Perché Sant’Antonio non gliel’ha fatta la grazia alla povera Rusouccia?   Lui è così grande, così importante! Il 13 giugno gli facciamo una così grande festa, nel nostro paese, Montefalcone nel Sannio!!! Tutti quegli oggetti d’oro che i fedeli mettono sul suo corpo sono tutti “ ringraziamenti” di persone “miracolate” !!! Ecco perché mi sentii un po’ sconfitta pure io quella volta, mentre uscivo dalla chiesa!

Ora però torno a quel giorno ed all’operazione rimozione del letame, che Rusouccə doveva fare. Ebbene forse sarebbe servito una “tenellə”, insomma un recipiente chiuso, per trasportarlo, poiché era pur sempe alquanto umido …

Ma Rusoucce questo “ comodo”- un recipiente ad hoc -non ce l’aveva, o non ci pensò.   Ed allora prese un cesto di quelli che si usavano per la frutta o altro, lo caricò in fretta, lo pressò ben bene, tanto da riempirlo tutto e lasciando evidenti segni a terra, vicino alla sua stalletta e logicamente presso le abitazioni dei vicini di casa, slegò l’asino e partì in fretta per la campagna, biascicando parole non proprio profumate, in “accordo” col carico, trasportato dall’asino…

Un solo cesto! uno solo! senza rendersi conto che l’asino così avrebbe sbandato!

Ma come poteva la povera bestia, sorpassando fossi, arrivare a destinazione senza azzopparsi e con quel carico sproporzionato, tutto da una parte? Senza il contrappeso dalla parte opposta!? Eppure chissà quante volte aveva caricato l’asino Rosuccia……. Cosi, arrivato ad un punto più scabroso, l’asino “s’inginocchiò” ….ma in malo modo e tutto il letame si sparse fra i sassi… e le ortiche, che ringraziarono e se ne cibarono abbondantemente, divenendo più verdi e vegete che mai. Mentre Rosuccia recitava un “rosario” di improperi!

Questo strano episodio l’ho sentito raccontare dalla mia zia comare, destando l’ilarità dei presenti, anche perché Rosuccia era pure una sua vicina di casa!  E la zia, suo malgrado, era costretta pure lei a sentire, se il vento spirava dalla sua parte, gli “efflluvi mattutini” della stalletta di Rusouccia… in quanto la donna purtroppo non brillando per gentilezza, non si preoccupava di pulizia intorno alla sua casa, in quello stretto vicolo, che guardava la marina, pure abitato da altre persone…

Tutti interpretarono l’avventura dell’asino come un’ involontaria ricompensa alla loro capacità di sopportazione, a dispetto e a punizione di Rusoucce, una persona assolutamente fuori dalle righe, se non proprio fuori di testa…


[1] Marisa Gallo, molisana di Montefalcone nel Sannio, insegnante, amante e cultrice della Poesia, più per hobby che per professione, impegnata a restare al passo dei tempi, ma con animo caldo, non sclerotizzato dai media aggressivi.

Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine 

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5 pensieri riguardo “L’ uésinə che nu cistə sìulə….. L’asino con un sol cesto…

  1. SCRITTO O PUBBLICATO di “prima mattina” ma pensato o sunnuate la notte quande nen dorme… queste leggerezze interesseranno? intanto tu ci sei cascato, come … GRAZIE RODRIGO, ANTICO E CARO AMICO.

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  2. Racconto anche allegro nella sua cruda realtà. Alcune donne un tempo avevano uno stano concetto della religione intesa come rapporto di parità tra uomini e santi ” Do ut des” era il loro motto. Non so se ancora oggi esiste questo genere di fede che, poi, non è fede, ma tornaconto personale.

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  3. Il racconto di Marisa Gallo è bello, ampio, ricco e costruito con molti riferimenti alla situazione e al comportamento delle persone.
    A Fraine si sarebbe detto: “L’ASIN,e TORCe”, cioè pende da un lato, la sua colonna vertebrale soffre, per cui avrebbero subito messo, mentre stavano ancora caricando l’asino, un qualsiasi peso dall’altra parte, anche una pietra, per ” bilanciare il peso del “carico” e per alleviare la sofferenza dell’asino.
    Il carico bilanciato è una garanzia per la salute dell’animale, per un percorso tranquillo e per la salvezza del carico.
    Cambiando argomento, quando in una barca, in un gommone il peso si sposta in un solo lato, la barca o il gommone … di inclinano da quel lato e, spesso, … i ” natanti ” si capovolgono …
    Anche la foto del mulo con i due “cestoni” è molto bella. L’immagine è stata adattata alle necessità del racconto. …
    A Fraine, anche i pesi portati nella bisaccia, messa “a cavalcioni” del collo del mulo della foto, sarebbero stati tenuti bilanciati nei pesi contenuti nei due sacchetti, come se la bisaccia fosse stata portata su una spalla da una persona.

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  4. Grazie dei vs commenti amici… AHIMè ANCHE MARIA DELLI QUADRI ANCORA ERA TRA NOI…
    ..” E PE CANTà ci vuleva zi Nicola nu ciucciarelle garbate e belle” …
    COME UN’ALLEGRA CANZONE ABRUZZESE….
    COSì sarebbe servito a Rosuccia un asinello!!!!

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