Che mito, questo melograno!!!

a cura di Paola Giaccio [1]

L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano
il verde melograno
Dà bei vermigli fior…”

Tra i gustosi frutti di cui ci fa dono Madre Natura, la melagrana è indubbiamente uno dei più difficili da consumare (chi non incontra qualche difficoltà nel sbucciarla?), ma è altresì uno dei più gustosi e, soprattutto, uno dei più salutari.

Il primo ad accorgersi delle proprietà “medicamentose” della melagrana è stato Ippocrate, il quale la prescriveva come antinfiammatorio, antidiarroico, antibatterico e antielmetico; le intuizioni del più famoso medico dell’antichità circa le proprietà curative del frutto, hanno trovato conferma, molti secoli dopo, nella ricerca medica.

Le sostanze che risultano salutari per l’organismo umano, si trovano sia nella pianta sia nel frutto.

Nelle radici del melograno sono contenuti i tannini, che si trovano anche nei petali dei fiori, e la pellettierina, un alcaloide indicato per la cura della elmintiasi, una parassitosi intestinale; la scorza dei frutti, ridotta in polvere e utilizzata unitamente a quella delle radici, ha proprietà tenifughe e lenitive, oltre che restringenti, mentre i semi eduli vantano proprietà diuretiche. Il frutto vero e proprio, la melagrana, contiene, invece, vitamine (A, B, E, C, K), sali minerali, sostanze polifenoli che, acqua, fibre e zuccheri, in altre parole una miscela di sostanze che ne fanno un “integratore” utile nella cura della depressione, della fragilità ossea, dei disturbi legati alla menopausa, della dissenteria e dei fastidi gengivali.

A fare della melagrana il “frutto della medicina”, sono, tuttavia, i polifenoli, gli antiossidanti e l’acido ellagico: tali sostanze rappresentano, infatti, delle potenti armi naturali per la lotta alle malattie cardiovascolari, all’invecchiamento e persino ai tumori.
Il Melograno ha sempre affascinato l’uomo fin dall’antichità: frutti autentici per il “viaggio” di Ramsete IV trovati nella sua camera sepolcrale, pianta sacra e afrodisiaca per i Fenici il Melograno compare spesso anche nel Vecchio Testamento (soprattutto nel Cantico dei Cantici) e secondo alcune tradizioni sarebbe addirittura una melagrana il pomo offerto da Eva ad Adamo così come sarebbe una melagrana il Pomo della discordia secondo alcuni studiosi della mitologia degli antichi Greci che credevano anche, quest’ultimi, che a piantare il Melograno nell’isola di Cipro fosse stata nientemeno che Afrodite.

È certamente conosciuta dagli Ebrei: nella Bibbia il Cantico dei Cantici descrive la sposa amata e la fecondità della Terra Promessa attraverso la metafora della melagrana; lo stesso nella cultura orientale: in Cina quanto in Vietnam, come simbolo della nascita di nuove generazioni, si parla di una legenda secondo cui “una melagrana si aprirà e da essa usciranno cento bambini”.

Nell’Antico Egitto invece si utilizzavano i frutti anche nelle cerimonie funebri, tanto che appaiono testimonianze nelle pitture all’interno di tombe risalenti a 2500 anni fa, compresa la tomba del potente faraone Ramses IV.

Nella mitologia greca la melagrana è il “cibo dei morti” e Kore, figlia di Demetra, Dea dell’agricoltura, fu condannata a divenire la custode dell’Oltretomba, con il nome di Per-efone, per averne mangiato alcuni grani.

Ne emerge quindi un significato di dualità: fertilità, fratellanza e unità (simboleggiata dai tanti chicchi racchiusi in un unico frutto) ma anche simbolo di ombra e di morte.

Nel “linguaggio dei fiori” comunque prevale il significato positivo, di abbondanza e di amore ardente per il colore acceso delle infiorescenza. Ancora oggi, in alcune culture dell’est Europa, la tradizione vuole che il novello sposo trasferisca un melograno dal giardino del suocero nel suo come augurio di prole numerosa; le spose turche invece scagliano a terra un frutto maturo al termine della cerimonia e il numero di grani fuoriu-sciti indicherà quanti saranno i loro figli.

Era, la regina degli dei, nella sua accezione di dea madre, Arodite, che secondo la leggenda aveva piantato per la prima volta l’albero nell’isola di Cipro a lei sacra. Demetra dea della fecondità della terra. Come simbolo di abbondanza e di fertilità compare in un gran numero di rappresentazioni delle dee citate come ex voto in numerosi santuari, soprattutto dell’Italia meridionale e della Sicilia.

Il frutto era rappresentato in mano alla statua dell’Era di Argo e come attributo della cosiddetta Dea del melograno, scultura arcaica di una divinità femminile. Piccole melegrane di terracotta erano collocate nelle nelle sepolture nell’area della Magna Grecia.
La pianta era nata secondo alcune tradizioni dal sangue di Dioniso. Ma il più antico mito della Grecia che lo riguarda è quello che lo associa ad Orione, che era la più grande e luminosa costellazione e che si diceva fosse un’enorme γίγας (figura gigantesca), figlio della terra e famosissimo per la sua bellezza. Si narra che avesse sposato Side, ma che non fosse stato fortunato nella scelta, poiché lei era così vanitosa da credere di essere più bella anche di Era, la dea per questo la punì scaraventandola nell’Ade, ove si trasformò in melograno. Durante le feste in onore della dea Demetra, le θεσμοφόρια (Thesmophoria), le ateniesi mangiavano i semi luccicanti del frutto per conquistare la fertilità e la prosperità, mentre i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno, ma non potevano mangiarne il frutto in quanto, come simbolo di fertilità, aveva la proprietà di far scendere l’anima nella carne.Nella religione cattolica si venera la Madonna del melograno.

La pianta venne diffusa dai Fenici durante i loro numerosi viaggi nel Mediterraneo, ma deve il suo nome ai Romani, che la chiamarono Malum Punicum dopo averla scoperta nei pressi di Cartagine.

Si può credere o meno a queste e ad altre numerose credenze legate al melograno, ma di certo si può esser sicuri delle numerose proprietà benefiche dei suoi frutti.


Copyright: Paola Giaccio
Editing: Enzo C. Delli Quadri 

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2 pensieri riguardo “Che mito, questo melograno!!!

  1. Salve, complimenti per tutto. Mi piacerebbe tanto parlare di uno dei miei libri da Voi, con intervista. Fatemi sapere, grazie,
    Alessandra Hropich
    Link primo libro:
    http://www.bibliotheka.it/Quando_il_mostro_e_il_proprio_padre_IT?fbclid=IwAR19eUj71FpRQ2ZDw8GvttapJRgUT8atHffrZH9FGfweLe5yElu4BLuCuFg
    Ecco link secondo libro:
    https://www.youcanprint.it/fiction-generale/la-felicit-ve-la-do-io-9788893320665.html
    Oppure link quarto libro:
    https://www.youcanprint.it/fiction/fiction-generale/mostri-9788827806005.html

    "Mi piace"

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