a cura di Enzo C. Delli Quadri
Materiale: 5 sassolini lisci e tondeggianti
Giocatori: minimo 2
Spazio di gioco: all’aperto, in un piazzale
Svolgimento
Dopo la conta il primo giocatore getta a terra i sassolini; sceglie un sassolino e inizia lanciandolo in aria. Prima di riprenderlo al volo, con la stessa mano, raccoglie da terra un altro sasso e ripete il lancio per ogni sassolino che è a terra. Nei lanci successivi si raccolgono da terra 2 sassolini alla volta; poi 3; infine 4. Il gioco si chiude tirando in aria il sassolino e riprendendolo al volo dopo aver depositato a terra gli altri 4, tenuti nella stessa mano. Chi sbaglia passa la mano al giocatore seguente, nell’ordine stabilito dalla conta. La fase finale, eseguiti i vari lanci, si gettano in aria i 5 sassolini e prendendoli sul dorso delle due mani avvicinate a coppa: trattenendoli tutti si guadagna il punto, altrimenti si passa la mano e poi, al proprio turno, si ricomincia daccapo. Il gioco finisce quando un giocatore raggiunge per primo il punteggio stabilito in partenza.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine
Questo gioco in dialetto si dice “jucam a vrecce”e ci si siede sulle soglie dei portoni.
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Manca un passaggio: i giocatori devono far passare i sassolini, lanciandone sempre in aria uno, sotto le dita a forma di arco.
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a carovilli il gioco dopo la “cing sana” raccogliendo i sassi per terra uno alla volta e lanciandone in aria in progressione 2-3-4 alla volta per poi raccoglierli, con: l’aniegl, r tip top, la fuorbc, r pont, e r punt
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Io ricordo,invece, il gioco delle “baggine”,i semi delle carrube,chiamate “sciuscelle” da noi bambini.Si giocava sulla strada (di macchine allora non ce n’erano) dietro la Porta di S.Nicola:
si faceva un fossetto per terra (la strada ovviamente non era asfaltata),lo si riempiva di bag-
gine secondo la quota pattuita,si piazzava “l’ich”e poi si faceva il tiro con la propria “liscia”.
Il padrone della “liscia” ,che aveva fatto saltare “l’ich” e che ricopriva le baggine,se le prendeva tutte e per gli altri bambini diventava un eroe.La “liscia” dell’ “eroe” diventava preziosa e sacra
e lui saliva sul diedistallo di una considerazione reverenziale…..
Ricordo d’infanzia,Vittorio Battista
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A San Giovanni Lipioni il gioco simile si chiamava “stcchie”. Lo stcchie era un pezzo di mattone o pietra sistemato in posizione eretta da colpire da una certa distanza, al posto delle sciuscelle c’erano i bottoni, qualche volta le cinque lire e negli anni 60′ anche le figurine, che venivano messe al suo fianco. A volte capitava che si accordassero i due tiratori consecutivi in maniera che il primo, (quello dotato di buona mira), aveva il compito di colpire lo stcchie e allontanarlo il più possibile dalla posta, il secondo, (capace di tiri di precisione), con il suo tiro si avvicinava alla posta. Il bottino si spartiva rigorosamente.
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Descrizione veloce e precisa, com’era il gioco “de le vraicce” . Gioco intelligente per bambini….-non deficienti intellettualmente – ma DEFICIENTI, perché MANCAVANO loro GIOCATTOLI più elaborati e diversi…ed essi si divertivano con la FANTASIA!
Anch’io l’ho giocato, ma non ero bravissima e se le pietre ricadevano sulle nocche delle dita…ahi ahi facevano male!
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