Questo Canto di Gustavo Tempesta Petresine,
fa parte di un suo libro di poesie intitolato “Ne cande”[1]

Ti invito al viaggio
Ti invito al viaggio
nel mio paese dove ti inebria un canto.
La luce zodiacale dell’inoltrato crepuscolo
conserverà del giorno,
per te uno sfrido di sole.
Ti invito al viaggio
dove né bene e male
spartiscono la gioia e il dolore.
Cime di vento verde, bosco muto,
Il paesano ti saluta lieto
e tu ritrovi il Te che hai perduto.
Ti invito la, dove il tuo cuore grigio
si rifà rosso e sfronda bui pensieri,
dove smarrisci nella nebbia fitta
un brancolare di distrutti amori.
Ti mando scritto a penna un suo profumo,
un vago odore di erbe dolci-amare.
[1] ‘Ne cande, nasce da un percorso accidentato, da un ritrovare frammenti e “cocci” di un vernacolo non più parlato come in origine, da mettere insieme in un complicato puzzle. I termini sono proposti cercando di rispecchiare la fonetica che fu propria del parlare dei nostri nonni, ascoltati in prima persona e qui proposti. Il “canto lieto”, quello che trattava di feste, amori e piccola ironia dove si contemplava il fluire non privo di stenti, di un vivere paesano, è svanito negli anni.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine
Sono sempre dense di profondo sentimento amoroso per la propria terra le liriche di Gustavo Tempesta Petresine e nello stesso tempo possiedono quell’apertura all’universalità, che permette a qualsiasi lettore di farlo proprio e di attribuirlo ai luoghi che gli appartengono.Credo sia questo il pregio maggiore di questi versi.
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Vero, nel proprio paese si ritrova la familiarità perduta nell’anonimato della città…Perciò il cuore si rifà grosso e rosso d’emozione , quella che sai trasmettere così bene , col profumo di erbe e di parole, caro poeta Gustavo Tempesta.
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A lu PESCHE
ti invito là,
dove l’”orrido” dantesco
non impaura;
se ti volgi, trovi il piano…
Eh, sì c’è uno sprofondo pauroso da una parte e per contrasto dall’altra, una nicchia che protegge e ripara…
Così il poeta: ti dà emozione e ti costringe alla riflessione! Anche rileggendo la poesia …
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Sempre grande
Gustavo Tempesta Petresine.
I suoi versi coinvolgono sempre chi legge.
Coinvolgono l’animo.
Coinvolgono il cuore.
La mia famiglia, io, sono da sempre affezionato a Pesopennataro.
Per una vita Nicola Tilli, uno zio di mio padre, vi aveva svolto la professione di “medico chirurgo”.
Egli si curava anche di educare i giovani alle recite teatrali che poi venivano rappresentate a tutti i cittadini.
Egli a fine Ottocento e i primi anni del secolo scorso, si era adoperato, con amici in politica, per la costruzione di ferrovie e strade che avrebbero diminuito l’isolamento dei paesi di montagna.
Aveva costruito la sua casa al Pesco.
Morì il 1918, si era ammalato di “SPAGNOLA”, contratta dai soldati malati tornati dal fronte.
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