Poesia di Gustavo Tempesta Petresine [1]

Ie m’arrecorde…
Era d’autùnne e ottobbre arrarunnuàva
le foglie sctanghe ca z’érene già morte.
A ‘ ne curnìcchie può l’accatrasctàva
o le lassàva a ppéte de le porte.
Ie m’arrecorde, ca tanda tiémbe addréte,
quanda ca era dumeneca a “matoina”
e a Agnone javàmme a truvà a frateme
arre convitte de “Sanberardoine”
Mamma purtàva appriésse ‘na vurzétta
che déndre pizza dolge e ‘ne spresciàte.
Ca dope de la viseta e la sciùta
frateme già se l’era strafucàte.
All’arremenì, verse re monumende
‘n’ addore fine t’acchiappàva ‘nganne.
E ascì chiudéva l’uocchie ‘ne mumende
e me ne scéva fore darre munne.
Chi gné criatura ca vo la caramella,
che le manucce alla miéna de mamma,
pegliéva re ceccone, e pe la onna
la trasceniéva loche a Carosella (2).
Ie quill’addore re chiamìve, Agnone!
E mo quanda arreviénghe da dafore
cerche arretruvà co’ccosa ch’era bbuone
ca m’addelgisce coccia, vocca e core.
Mi ricordo……. (Traduzione libera di Enzo C. Delli Quadri)
Era autunno e Ottobre raccoglieva
le stanche foglie ch’erano già morte
e in un angolo le accatastava
o davanti alle porte le lasciava

Ricordo che tanto tempo addietro,
quand’era domenica mattina
ad Agnone incontravamo mio fratello
Al buon convitto di San Bernardino.
Mamma portava con sé una borsetta
con dentro pizza, dolci e soppressata
che, dopo la visita, all’uscita
mio fratello già aveva trangugiato
Al ritorno, verso il monumento
un odore fino mi prendeva alla gola
così chiudevo gli occhi in un momento,
lasciandomi trasportar fuori dal mondo.
Come un bambino che vuol la caramella,
con la manina nella mano della mamma,
facevo capricci e per la gonna
la trascinavo dentro Carosella (2).
Io, quell’odore, lo chiamavo Agnone!
E ora, quando torno da lontano,
cerco di ritrovar qualcosa ch’era buono
che mi addolcisca testa, bocca e cuore
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[1] Gustavo Tempesta Petresine, Nativo di Pescopennataro, si definisce “ignorante congenito, allievo di Socrate e Paperino”. Ama la prosa e la poesia, cui dedica molto del suo tempo, con risultati eccezionali, considerati gli apprezzamenti e i premi che consegue continuamente. Il suo libro di poesie più bello e completo si chiama “‘Ne cande,”
[2] La Pasticceria Carosella nasce nel lontano 1839 ad opera di Nicola Carosella, giovane proveniente da una famiglia di artigiani del settore. Ma, è già dagli albori del 1700 che la famiglia si dedicava all’arte della pasticceria. Infatti, così come attestato nel Catasto Onciario, censimento voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, in quell’epoca Francesco Carosella, antico avo, figura quale rinomato speziale e venditore di cannamela. Fin dal suo esordio l’azienda ha tenuto un carattere prettamente familiare tramandatasi di padre in figlio fino ai nostri giorni.Attivo dunque da oltre 150 anni, il negozio-laboratorio è tra i più antichi del Molise e trova nella mandorle confettate ricce la sua specialità più famosa. Con Nicola, Pasquale, Roberto e Mario, i Carosella hanno partecipato alle più importanti manifestazioni nazionali ed estere di fine ‘800 e del ventesimo secolo: Londra 1888, Parigi 1889, Edimburgo 1890, Chicago 1893, Firenze, Bruxelles 1910 per citarne solo alcune, riportando sempre grande successo e prestigiosi premi anche in tempi più vicini ai nostri. E’, infatti, del 1978 l’Oscar Italiano della Pasticceria, e del 1984 l’Ercole d’Oro A Roma. Il ricco medagliere è conservato ed esposto nell’ antico negozio, che, tra l’altro si fregia del titolo di appartenere al circolo delle dimore storiche italiane.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine
Grazie perché ci delizi con queste perle
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Bella, davvero bella. Uno struggente viaggio nella nostra infanzia, in un mondo mai dimenticato e che appartiene ai ricordi.
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amo la poesia: mi diletta leggerla ed anche scrivere qualcosa…non a questo livello, dove è chiara la vera ispirazione oltre alla nostalgia e alla padronanza del verso. Son sempre contenta di incontrare le poesie del poeta Petresine , al quale rivolgo perciò i miei vivi complimenti…
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non ho capito cosa sia il “ceccone” neanche nella traduzione.
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ceccone=capriccio, particolare lagna che fanno i bambini per ottenere qualcosa.
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Poesia molto bella di Gustavo Tempesta Petresine.
I ricordi del poeta sono stati esposti con un linguaggio molto “espressivo” con molti termini dialettali “antichi”, ricercati e ricchi di “imnediati” significati.
Semplice la linea del racconto.
Complessi ed “amati” i ricordi del poeta e le sue sensazioni piacevoli che, nei tempi, hanno attratto … non solo bambini …
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Gustavo ci trasporta nei suoi mondi e ce li fa amare. Grazie Poeta
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☆☆☆
Ciao, Gustavo Tempesta Petresine.
La tua poesia oggi mi trasporta in un mondo di sogno, in un mondo di fantasia, in un mondo di fiaba, in un mondo esaltato e reso incisivo dal sapiente utilizzo del tuo dialetto che suscita in me immagini nitide e ricordi complessi. Grazie.
Io, da piccolo, avevo sempre sentito parlare delle delizie, da te provate in Agnone, descritte nella parte finale della tua bellissima, splendida poesia …
Ma gli odori e i sapori reali, a cui tu ti riferisci, in Agnone, io li ho sentiti e provati solo da grande! …
Nei tempi passati, per molti anni, quando capitavo in Agnone, il ricordo dei piaceri del palato, descritti da te, prendeva anche me, non più bambino. …
Secondo me, è possibile ricordare i momenti di vita piacevoli, i momenti importanti, quando, ad esempio, ci ritroviamo nella stessa identica e reale situazione concreta che ci fa rivivere l’esperienza in precedenza vissuta.
Secondo me, è possibile anche ricordare quando un evento, un qualche cosa di particolare ci sveglia il ricordo sopito ed a noi sembra di sentire le emozioni, di rivedere, ad esempio, situazioni precedenti, oppure a noi sembra di sentire il ricordo del primo profumo, sognato ed immaginato, dolce e sublime. …
Io ho un ricordo profondo,
un profumo che mi aveva affascinato. …
Lo sento ancora, anche a distanza di tempo e di spazio, il mio antico profumo. Percepisco ancora nel ricordo, la fragranza intensa e penetrante di un luminoso, vivo, rosso bocciolo di rosa. …
Questo profumo remoto, lo sento irresistibile, con la stessa forza, come se per me fosse sempre presente:
“Il richiamo della foresta”.
Complimenti
Già altra volta avevo letto questa tua bellissima poesia ed avevo lasciato
un mio commento nell’apposito spazio, dopo il testo della tua pubblicazione in Altosannio . …
Però, solo oggi
il mio stato d’animo
mi ha coinvolto
nel voler vivere,
nel ricordo,
i momenti non vissuti ,
nel voler godere,
nel ricordo,
nella immaginazione,
nel sogno,
i momenti deliziosi
fuggiti dalla mia vita,
nel voler godere,
nell ricordo,
i profumi lontani,
di dolcezze e di gioie
che svaniscono nel tempo.
Fino a quando, un ricordo,
imperioso e meraviglioso,
come oggi,
ritorna in me,
nella memoria,
sia della mia mente e
sia del mio cuore,
la vita continua. …
Grazie, Gustavo, grazie.
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