Tratto da Viteliù-Il Nome della Libertà di Nicola Mastronardi [*] con editing e breve premessa di Enzo C. Delli Quadri; Musica di L. Von Beethoven Piano Concerto No. 5 in E-flat major, Op. 73 Adagio Un Poco Mosso

La Guerra Italica, combattuta da Sanniti, Marsi, Peligni, Marrucini, Vestini, Piceni contro Roma dal 91 all’88 a. C. per l’ottenimento della cittadinanza romana, è oramai finita da 16 anni. Siamo, quindi, nel 72 a. C. e gli Italici da tempo hanno ottenuto gli stessi diritti dei Romani.
Il dittatore romano Lucio Cornelio Silla, non accettando l’immissione degli Italici nel mondo romano quali “Cives Optimo Iure”, tenta di sterminare la “Touto” [1] dei Sanniti Pentri. Più in particolare, Lucio Cornelio Silla ha in odio Gavio Papio Mutilo (http://www.altosannio.it/gavio-papio-mutilo/), Meddis [2] supremo dei Sanniti Pentri, l’Embratur dei Vitelios, in altre parole il Comandante in capo dell’Esercito Italico durante la Guerra Italica.
Lucio Cornelio Silla riesce a catturare Gavio Papio Mutilo, da tempo cieco, 9 anni dopo la fine della Guerra Italica. Non lo fa uccidere ma lo condanna, per umiliarlo, ad ascoltare i racconti delle vittorie dei Romani sul Popolo Sannita. Silla è convinto di poterlo domare e distruggerlo psicologicamente.
Ma Gavio Papio Mutilo resiste alle umiliazioni, assiste al disfacimento fisico di Silla che muore nel 79 a. C. e, 6 anni dopo la sua morte, decide di fuggire da Roma per tornare, orgogliosamente, nella sua terra sannita. Prima, però, “recupera un ragazzo”…. suo nipote, il sedicenne Marzio Stazio (http://www.altosannio.it/marzio-stazio-ovvero-gavio-papio-mutilo-giovane/) che, quando era ancora in fasce, era stato salvato da un feroce assalto dei Romani, …………
Nicola Mastronardi, nel suo meraviglioso romanzo storico, Viteliù – Il nome della Libertà, così racconta il momento in cui il nipote di Gavio Papio Mutilo, appena nato, viene salvato dai Romani.
Da Viteliù – Il nome della Libertà
Un grido di guerra.
Frecce incendiarie piovono a decine.
Molte s’infrangono sulle pareti di pietra della casa,
altre si conficcano sulla porta e sulle travi del soffitto.
In breve, il tetto prende fuoco.
Le urla dei difensori
si uniscono a quelle della donna che partorisce, nel retro.
Un vagito, qualcuno grida:“È nato, è nato… è un maschio!”
“Il bambino, bisogna mettere in salvo il bambino,
il tesoro… e la Tavola…”
Presto, bisogna far presto.
“Tu, portalo via…!”
La grotta, l’unica via di fuga.
Il fragore delle armi, una trave infuocata travolge la culla.
Soldati sfondano la porta, irrompono nella casa.
“I Romani!”
Grida di donne disperate, gemiti di uomini che muoiono.
Le pietre rotolano e chiudono il passaggio.
“È salvo!”
Le spade, il sangue, il fuoco.
“Figlio! No, nooo!”
Un volto feroce.
Infine, il buio.

[*] Nicola Mastronardi, Molisano di Agnone (IS), direttore della biblioteca storica. Laureato in Scienze politiche è cultore di materie storiche, giornalista pubblicista e, soprattutto, scrittore. Il suo romanzo storico “Viteliú. Il nome della libertà” è, oramai, un evento letterario riconosciuto da tutti.
[1] Il termine osco touto indicava l’organismo composito, ossia l’unità politica corporativa a base territoriale variabile che costituiva lo “Stato” dei Sanniti.
[2] Il Meddis tuticus era il più alto magistrato sannitico. Eletto annualmente, era il capo militare del Touto (lo “Stato” sannita), ne curava l’amministrazione della legge, delle finanze, della religione e presiedeva le assemblee collegiali che aveva il potere di convocare.
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Editing: Enzo C. Delli Quadri