Il Mondo di Maria – Il valore del pane

Maria Delli Quadri [1]

 

Ieri sera, mentre tagliavo il pane, mi è caduta una fetta per terra:l’ho raccolta e l’ho baciata. Un gesto istintivo, insegnatomi decine e decine di anni fa, quando il prezioso alimento era il fulcro della nutrizione umana.

La nostra merenda (quando c’era) era fatta di una fetta di pane. Noi la dividevamo in due parti, una più grande, l’altra più piccola. Nella nostra fantasia, facendo un morso qua e un morsetto là, ci illudevamo di mangiare pane e cacio.

Il bello era che ci credevamo veramente.

Nota di Mariolina Reccola

Penso che il pane si baciasse perché era un alimento “sacro “in una casa . Tanti anni fa nella mia casa si baciava prima di buttarlo via . Il tempo è passato da allora , ed io ho imparato che il pane non si butta . Si bacia quando cade ma non si butta .
Ho imparato tantissime ricette per utilizzarlo anche quando è secco . Le polpette di pane ripiene di mozzarella sono fantastiche , la frittata di pane , il pane ammollato e condito con il nostro olio….tagliato a tocchetti e ripassato in padella con olio e origano si puo’usare in ottime insalate .Mio Dio come siamo ricchi e nessuno lo sa !

 

 


[1] Maria Delli Quadri, Molisana di Agnone (IS), già Prof.ssa di Lettere oggi in pensione. Ama la musica, la lettura e l’espressione scritta dei suoi sentimenti. 

Copyright  Altosannio Magazine
Editing: Enzo C. Delli Quadri 

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2 pensieri riguardo “Il Mondo di Maria – Il valore del pane

  1. Quando mamma andava a cuocere il pane al forno pubblico, che profumo…quando tornava con le pagnotte…e che sorpresa quando, togliendo un “pizzico” di pasta lievitata dalla massa, ci riportava “ru pezzelocchere”..una pizza che diventava un dolce squisito, dal sapore semplice e delicato, ottenuto con l’aggiunta di zucchero, uova, buccia di limone e semi di anice. Tutte le signore che panificavano, per distinguere il loro dolce da quello di altre, imprimevano nella pasta il segno della chiave di casa!

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  2. Il gesto di “baciare il pezzo di pane caduto”, quando lo si raccoglie, è un gesto antico, … quasi sacrale!
    Esso era molto diffuso ed era generalmente praticato da tutti, anche a Fraine.
    E’ ciò che ancor oggi io faccio istintivamente quando mi cade un pezzo di pane, una volta che l’ho raccolto.
    L’altra cosa che faccio subito dopo, prima di mangiarlo, è di soffiarvi sopra, ripetutamente con vigore, per togliervi ogni eventuale impurità. … L’operazione di soffiare sopra gli alimenti solidi, accidentalmente caduti, lo compio sempre quando li raccolgo e quando, come il pane, non possono essere lavati sotto l’acqua corrente del rubinetto. Il gesto del bacio però, come tradizione, veniva riservato solo al pane. …
    Quando ero ragazzino, a Fraine, ogni famiglia faceva il pane in casa. Poi, negli anni successivi, il pane fresco arrivava ogni giorno ai vari rivenditori che avevano il negozio di generi alimentari, con il pullman del tardo pomeriggio.
    Successivamente vi fu il primo forno, “LU FURNe” oppure “LU FURNO” aperto dai cugini “Florio” in un locale attiguo al loro mulino elettrico, mulino per grano e per granoturco, in “via Borea” …
    Negli anni sessanta, poi, Antonio Chiavaro “aprì” un altro forno in Fraine, in “via del Sole”. Questo secondo forno ormai da vari anni è “condotto” dal figlio Bertino che si dedica anche alla produzione di ”prelibata pasticceria”. Il negozio ha poi preso il nome di: “SEMARORO ROSSO”! In estate poi, durante il periodo di ferie, verso mezzanotte in esso è possibile acquistare anche vari dolci caldi e fragranti. Questa recente usanza viene apprezzata non solo dai ragazzi e dai giovani! …
    Con la presenza dei forni in paese, il pane non si è fatto più in casa ma si acquistava direttamente dai fornai. Non mi risultano che i privati abbiano mai portato a cuocere ai forni il pane preparato in casa.
    Nelle strade in prossimità dei forni, “ad ogni sfornata” si diffondeva -e si propaga – il profumo buono del pane appena cotto.
    Dai fornai venivano e vengono rispettate le antiche tradizioni, secondo quello che ogni famiglia di solito, nei periodi precedenti, faceva in casa.
    La prima cosa da cuocere, al mattino presto, era “LA PIZZe DI FURNO” detta pure “LA PIZZA ‘NGHIANCHe”, focaccia senza condimento, molto appetitosa, che serviva per la prima colazione. … Ad essa si accompagnava sempre, la “PIZZe ‘NCHe LU PULAGLIe” la quale aveva sempre come base la pizza “BIANCA” che, prima della cottura, veniva ben unta con “olio di casa” e poi veniva abbondantemente cosparsa con fiori e foglioline di origano selvatico secco, detto: “LU PULAGLIe”. “Nella prima infornata” venivano anche cotte le pizze al pomodoro preparate anche con diverse altre farciture e condimenti golosi.
    Solo dopo veniva cotto il pane ,di varia pezzatura e forma. Successivamente quando vi erano o era necessario, venivano cotti i dolci, oppure anche le altre pietanze portate in tortiera dai privati.
    Molto diffusa invece era ed è rimasta, nei periodi delle feste, l’usanza di portare a cuocere al forno i molti dolci, di fattura e di forme diverse, che si preparano in casa e che poi, una volta cotti venivano e vengono “decorati” secondo le antiche usanze. Ancora oggi questi dolci vengono scambiati con le famiglie amiche, come segno di amicizia e di augurio per le feste. Chi non poteva o non riusciva a fare in casa i dolci, li ordinava al fornaio oppure prendeva quelli che trovava! Oggi i dolci si trovano sempre già pronti, sfusi o nelle varie confezioni già predisposte. Per esigenze particolari possono essere preparate anche al momento confezioni con dolci e pasticcini assortiti secondo i gusti, in eleganti e comodi vassoi di diversa grandezza.

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