di Francesco Di Rienzo
tratto dal libro “A la Mereca” [1]
«Fra queste spiccava una bella donnetta, – una contadina di Capracotta – con un visetto regolare e dolce di madonna (lavata male), a cui diceva mirabilmente un fazzoletto da collo, che portava incrociato sul petto, tutto purpureo di rose e di garofani, che parean veri e fiammeggiavano agli occhi».
L’emigrazione capracottese nel Nuovo Mondo ha un cronista d’eccezione: lo scrittore e giornalista italiano Edmondo De Amicis(1846 – 1908).
De Amicis si imbarca sul piroscafo “Nord America” il 10 marzo del 1884 per Buenos Aires su invito del direttore del giornale “El Nacional” a partecipare a una serie di conferenze in Argentina su Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini e altri italiani illustri.
Da questa esperienza diretta, nasce nel 1889 il romanzo “Sull’Oceano”:una sorta di giornale di bordo in cui l’autore racconta i ventidue giorni di viaggio sull’Oceano sulla nave “Galileo” in compagnia di circa 1600 passeggeri di terza classe (e 70 di prima e seconda classe) che speravano di trovare in Sud America un futuro migliore. Sono loro i veri protagonisti del libro: operai, contadini, ragazzetti con la piastrina di latta dell’asilo infantile sul petto, donne con bambini alla mammella, vecchie contadine in zoccoli, vecchi cenciosi e sporchi, robusti lavoratori dagli occhi tristi, donne gravide, ragazze allegre, villani in maniche di camicia e tanta altra umanità.
La maggior parte proviene dalle regioni del Nord Italia. Poi, ci sono abruzzesi, calabresi, lucani, pugliesi, alcuni girovaghi napoletani, toscani, contadini dell’isola di Ustica e persino degli svizzeri, qualche austriaco e pochi francesi di Provenza.
Nella scarsità di avvenimenti che accadono durante la lunga navigazione, De Amicis, con la sua vena ritrattistica, pone la sua lente di ingrandimento su precisi viaggiatori creando così una vasta galleria di personaggi. Tra questi, appunto, la «contadina di Capracotta».
La donna compare per la prima volta all’inizio del racconto nella descrizione del secondo giorno di navigazione. Sono da poco passate le otto del mattino, ora della colazione. Gli emigranti si apprestano a trascorrere un’altra lunga giornata sulla nave nella noia più assoluta. La maggior parte degli uomini «passavan a rassegna le passeggiere» mentre i giovani «quasi tutti guardavano verso la boccaporta del dormitorio femminile, dove s’erano raccolte, come sopra un palco molte giovani ben pettinate, con nastrini nei capelli, con vestiti chiari, con fazzoletti vistosi, annodati con garbo». Tra queste, spiccava «la bella donnetta» di Capracotta.
La nostra compaesana è citata anche in altre pagine del volume. Nel capitolo “Il dormitorio delle donne”, leggiamo che il Commissario è costretto a «scendere molto sovente, di giorno e di notte, per ristabilire il buon ordine o vegliare alla pulizia […]. E a furia di passare e di ripassare conosceva il modo di dormire ditutti […] la bella contadina di Capracotta si rivoltolava come uno scoiattolo».La «faccetta rotonda della contadina di Capracotta», poi, è tra i volti conosciuti che appaiono all’autore tra le luci dei fuochi d’artificio sparati durante la festa organizzata a bordo per festeggiare il passaggio dell’equatore.
Nel diciassettesimo giorno di viaggio, inoltre, De Amicis racconta che «non c’era donna giovane, maritata o ragazza, che non avesse il suo o i suoi vagheggiatori, impudenti o prudenti, cotti più o meno, e sì e no corrisposti, alla coperta o alla palese […]. Questi avevano tutti i loro posti fissi, di dove durante il giorno, quando non si poteva nulla tentare, covavano l’oggetto dei loro spasimi con occhi di sparvieri che fissan la preda, e ingiuriavano perfino coloro che, passando, intercettassero i lorosguardi. Avevano preso fuoco perfin certe teste grigie, certi bifolchi cinquantenni dalla pelle di rinoceronte, nei quali si sarebbe detto che la scintillaccia non si dovesse accendere nemmeno per confricazione. Uno di questi, un monferrino con un muso di cinghiale, era diventato addirittura canuto spettacolo per la contadina di Capracotta, il cui visetto tondo di madonna mal lavata, colorito dal riflesso del suo fazzoletto a rose vermiglie, faceva girar la cùccuma anche a vari altri, non ostante la presenza d’un lungo marito barbuto». La donna compare per l’ultima volta alla fine del viaggio, sul Rio de la Plata, di fronte alle coste dell’Uruguay. La «madonnina di Capracotta» sfila, insieme a tutti gli altri viaggiatori di terza classe, sulla prua dell’imbarcazione davanti a un impiegato gallonato e a un medico del porto di Montevideo, saliti a bordo per il disbrigo delle pratiche burocratico- sanitarie di sbarco, al comandante, agli ufficiali e al medico del “Galileo”. «Lo spettacolo durò una mezz’ora, che mi parve eterna- scrive De Amicis-. Passò fra gli ultimi, lentamente, il frate dal viso di cera, colle mani infilate nelle maniche. Poi passò il drappello degli svizzeri col berretto rosso. E come Dio volle, fufinita».
A quel punto, alcuni vaporetti raggiungono il transatlantico italiano, caricano i viaggiatori e li sbarcano nei due porti situati alla foce del grande fiume sudamericano: Montevideo e Buenos Aires.
De Amicis non ci dice esattamente su quale delle due sponde si diriga la nostra bella contadina né ci fornisce elementi personali dettagliati per poterla rintracciare in qualche ricordo di famiglia a Capracotta o in qualche lista di emigranti in Sudamerica. Trattandosi di un racconto basato su un’esperienza vissuta realmente dall’autore, possiamo però lecitamente supporre che i suddetti riferimenti alla nostra bella compaesana abbiano un qualche fondo di verità.
Il romanzo “Sull’Oceano” riveste una particolare importanza nella produzione letteraria del De Amicis perché è la prima opera pubblicata dall’autore ligure dopo il suo avvicinamento al socialismo (1889), cui aderirà totalmente nel 1896. Amico di Turati, collaborò con alcuni giornali legati al Partito Socialista come “Critica sociale” e “Lalotta di classe”. Al romanzo “Sull’Oceano” seguiranno: “Il romanzo di un maestro” (1890), “Amore e ginnastica” (1892), “Questione sociale” (1894), “Maestrina degli operai” (1895) e “La carrozza di tutti” (1899). Tutti di chiara ispirazionesocialista.
[1]Il libro, edito dall’Associazione “Amici di Capracotta”, racconta storie di emigrati capracottesi nel Nuovo Mondo.
Copyright Amici di Capracotta
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Ritratto quasi completo di questa (MA)DONNA capracottese, che anche a me era piaciuto di accennare in un racconto di qualche tempo fa… Complimenti a Francesco di Rienzo che l’ha seguita fino allo sbarco dal piroscafo GALILEO con DE AMICIS, al quale non è sfuggito neanche il “lungo marito barbuto” della donna —Manca solo la sua identità !
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Buongiorno Marisa, ti ringrazio per le belle parole. Per quanto riguarda l’identità della contadina, uno studioso argentino di origini capracottesi ha realizzato un consistente elenco di emigranti capracottesi in Argentina. Ci sono nomi e cognomi, età, professioni ma purtroppo nulla che riesca a identificare la “madonna” cantata dal De Amicis…
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