Racconto di Flora Delli Quadri [1]
Nella casa di mio padre vi sono due caminetti contrapposti e simmetrici tre loro, uno in cucina e l’altro nella sala, con un inconveniente, però: hanno un’unica canna fumaria per cui, se funziona uno dei due l’altro deve essere ben chiuso per evitare che il fumo si sparga per tutta la casa.
Nella mia infanzia l’unico che si usava era quello della cucina. Mancando i fornelli a gas e la televisione, il caminetto era il fulcro dell’attività quotidiana: vi si cucinava, ci si riscaldava, lì si raccoglieva la famiglia nelle lunghe sere d’inverno mentre si ascoltava la radio.
Ovviamente per far ciò il caminetto della sala doveva essere ben chiuso. E infatti non si apriva mai: due porticine di legno lo sigillavano ben bene e lo escludevano dalla vista, ma non dalla presenza ingombrante del fumo, per cui se capitava di guardare al suo interno appariva tutto nero e minaccioso. Affascinata da tutto quel nero, da piccola ero convinta che quella fosse la casa della Befana e quelle rare volte che mi capitava, fumo permettendo, di poter guardare in su verso la nera canna fumaria, le mandavo i miei saluti, contenta che avesse un nido caldo dove rifugiarsi.
Avevo 4 anni quando, un brutto giorno, proprio durante le feste di Natale, il caminetto prese fuoco! Panico, trambusto, Vigili del Fuoco, acqua dappertutto, persone estranee in giro per la casa… ma poi…. vino in abbondanza e soppressate a iosa per i nostri salvatori!
E la Befana? Nel trambusto nessuno aveva pensato a lei, né mia madre, né mio fratello né i Vigili del Fuoco, tanto meno io che ne frattempo ero stata trasferita in casa di una vicina!
Fu poco prima di andare a letto, la sera stessa del fatto, che la gravità della cosa mi colpì! Le avevamo bruciato la casa e per giunta, cosa ancor più grave, nessuno aveva pensato di invitarla al banchetto. Da una vecchia stravagante e bisbetica non ci si poteva aspettare che una vendetta, che infatti non tardò ad arrivare. La sera successiva, mentre mia madre cuoceva il fegato e le interiora di maiale su una piccola fornacella accanto al fuoco, una voce cavernosa tuonò dalla cappa del camino:
– Floooraaaa, peeeercheeé mi hai incendiaaato la caasaaa?
– Ehhhh???
– Sono molto arrabbiata! Mi si sono bruciati tutti i vestiti e anche la scopa! Non verrò mai più a casa tua!
– Ohhhh!!!!! Ma…. non è stata colpa mia!
– Avete anche mangiato e bevuto, ma nessuno ha pensato di invitarmi! Sei stata proprio cattiva. Se vuoi essere perdonata, mi devi dare un po’ di quel fegato che stai cuocendo!
Mia madre, obbediente al comando, portò un po’ del fegato all’altro lato del camino, quello buio e misterioso che non si apriva mai.
– Mmmm… buono questo fegato. Questa volta ti perdono, ma non farlo mai più!
Così disse la befana in quella sera memorabile. Per fortuna, pensai, che c’era la mia mamma che, pronta, aveva rimediato al guaio e che il maialino, quale animale sacrificale, aveva fornito un fegato così buono da soddisfare la gola della vecchia e calmare la sua ira.
Ma, ahimé, i sogni durano poco. Un’amica maliziosa, di quelle che non mancano mai, mi rivelò non più tardi di qualche giorno, che la Befana in realtà era la mamma.
–Non è vero, io ho sentito la sua voce!
-Ahahahahah….. la befana non esisteee, la befana non esisteee!
– Non ci credo!
– Chiedilo a tua madre!
– Le mamme non dicono bugie!
Ma dovetti rassegnarmi e accettare l’amara verità: a recitare il ruolo della Befana era stato mio fratello, di quattordici anni più grande di me, che aveva usato l’altro camino come cassa di risonanza per ottenere l’effetto della voce cavernosa proveniente da un altro mondo. Per giunta aveva mangiato anche il fegato che mia madre, complice, gli aveva portato.
Non è facile descrivere i sentimenti che provai quel giorno, quando scoprii che nulla di quello che era successo, tranne il fuoco, era vero. Ripensando a quell’episodio, ritrovo tutte le sensazioni dolorose che provai in quel pomeriggio d’inverno quando bruscamente svanì la magia delle favole e la prosaicità della vita reale prese il sopravvento.
Sono attimi stampati nella mia mente in modo indelebile che mi impongono la seguente, amara riflessione: la strada dell’educazione dei bambini è impervia e piena di ostacoli ed è impossibile, per un genitore, prevedere che, ad ogni passo, non vi siano cocci che si rompono.
Lo so oggi che sono mamma e che a mia volta ho dovuto camminare su quel terreno impervio tentando di rompere quanti meno cocci possibile. So anche che i genitori possono sbagliare, anzi che è molto facile che sbaglino, anche se lo fanno per amore.
Lo so adesso, ma non lo sapevo allora. Ed è giusto così.
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[1] Flora Delli Quadri, Molisana di Agnone (IS), prof.ssa di Matematica in pensione. Si occupa di cultura e politica; pur risiedendo altrove, ha conservato intatto l’amore per il suo paese d’origine che coltiva in forma attiva.
Editing: Flora Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine
Flora, il tuo racconto è vera poesia: una curiosità: chi ha fatto la voce della Befana? questo non lo ricordo.
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E’ scritto nel testo del racconto, forse hai letto distrattamente. Era nostro fratello
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☆☆☆
Molto bello ed interessante!
Ciao, Flora Delli Quadri.
Saluti ed auguri per tutto.
Avevo già letto qualche episodio del camino magico di casa tua e sempre avevo letto con piacere e con interesse.
Sono rimasto affascinato da ogni tuo scritto, scorrevole e sempre molto misurato, preciso e descrittivo che ci fa assistere, ogni volta, come spettatori, alle vicende da te narrate.
Grazie.
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Flora….mi hai fatto commuovere…anche a me un’amichetta disse: “Mariapì, ma che ti dice la coccia?…credi ancora ad una vecchia che vola su una scopa, mentre fuori fa lo spulverizz?…”
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Bellissimo racconto Flora. Queste piccole bugie ci sono state dette e le abbiamo dette ai nostri figli che a loro volta le dicono ai loro figli e così continuano……
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Dubito che i nostri figli siano disposti a credere… va bene così, è bello sognare.
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cara FLORA, NON un prosaico RACCONTO il tuo, ma un POETICO ricordo, che mi è piaciuto tanto per la sua bella scorrevolezza, oltre che per la piacevolezza del fatto. Anzi la SPIACEVOLEZZA DEL FATTO, che incombe su TUTTI I BAMBINI, prima o poi ; quello di apprendere che la befana è la MAMMA…Più triste per me apprenderlo, perché NON avevo più neanche la mamma. Poi gli errori, uh quanti! anch’io da mamma e forse anche da “nonna befana”…
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Molto bello e poetico il racconto. Sono quasi invidioso dei sogni dei bambini, purtroppo sono nato scettico e realista, non ho mai creduto alle fiabe, né alla Befana. Mi è mancato qualcosa, sarà stato grave non vivere fiabe?
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Semplicemente bellissimo! Brava
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Descrizione “quasi distaccata” ma sempre viva di fatti remoti emotivamente rilevanti … per la bimba Flora Delli Quadri.
Oggi “Babbo Natale” farà sognare di più? …
Non credo più di una “Befana … casalinga”, … sempre “a portata di mano”.
Rinnovo gli auguri di un felice anno nuovo.
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RI-LEGGERTI … che piacere!!!! Racconto bellissimo e significativamente esemplare!!
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Bellissima narrazione che ricorda l’antico mito che fa sognare, trepidare, ma che spiega la verità. Complimenti!
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