di Duilio Martino [1]
L’ultima neve di maggio
Così mi sento,
oh madre,
incolta terra e rivoltata;
sepolta dalla neve ultima di maggio
la mia anima appare torba morta.
Di Te mi parla la quietudine,
l’assenza mi tormenta e agghiaccia
quando in mia inquietudine sgomento giaccio
– ora è legnoso il volo dell’aitante
airone verso il porto.
Così mi sento
come in un arido deserto
tramortito dal vento infido di ponente
e col fiato corto…
disarcionato e disperato,
frasca scacchiata…
si!…
Così mi sento,
fogliame d’acero tagliato!
Aspro e oscuro m’assorda e scudiscia il vento.
Molto intensa.
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“SOTTO LA NEVE PANE” proverbio ricorrente nei nostri paesi montani, dove quasi ogni inverno è prodigo di tanta neve, che dura a lungo oltre l’aprile…ma poi la sfiducia ci “accora”se essa deborda, come il dolore che va oltre e scacchia –verbo forte e onomatopeico quasi – i limiti della sopportazione e della speranza di raccogliere il pane, che sotto la neve non cresce!Gradevole la forma metrica dei versi …
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