Leonardo Tilli
Fraine… (Foto d’archivio di Tina Marchesciano: “Oratino, CB. Molise”).

A chi, non apprezza questa ed altre simili foto storiche, del nostro recente passato, devo dire che una volta, specialmente nei piccoli paesi, nelle campagne, vi era molta miseria, i prodotti della terra erano una risorsa, ma non si riuscivano a vendere ad un prezzo ragionevole. …
Molte signore che vivevano nei paesi, per poter comprare un pugno di sale, per dare sapore ad una minestra di verdura di campo, o ad una minestra di pasta fatta in casa, chiamata a Fraine “tagliarelli’, con o senza fagioli o patate, spesso, aspettavano che la gallina facesse un uovo per poterlo scambiare con un poco di sale. …
Uccidere il maiale, significava avere risorse alimentari essenziali per sopravvivere e per nutrire i propri figli.
Non tutti, non tutte le famiglie, potevano permettersi di andare a comprare la carne dal macellaio.
I maiali venivano nutriti un anno intero, nell’attesa dell’evento, quel giorno era festa. Per qualche tempo, in quella casa, non vi era carestia. …
Alcune famiglie riuscivano ad allevare anche due maiali, uno lo vendevano o vivo, oppure sotto forma di prosciutti, salumi, lardo e pancetta, … per poter avere qualche soldo per comprare qualche cosa per la famiglia o per pagare i negozianti che avevano fatto loro credito …
Le famiglie che allevano alcune pecore o qualche capra, quando era tempo, vendevano al macellaio qualche pecora non più produttiva, qualche agnello o qualche capretto, per poter, vedere qualche lira. … Nella somma pattuita, oltre alle poche lire, si riservavano le interiora = la trippa e le budella e qualche volta la testa. I fegatini spesso venivano venduti a parte dal macellaio.
I tempi erano duri e questo rito veniva vissuto con naturalezza, era ritenuto nella razionalità delle cose, era la fine che il “destino” prevedeva per questi animali! …
Bisogna aggiungere che molte famiglie non avevano risorse sufficienti per poter allevare un maiale …
Bisogna aggiungere anche che allevare ed uccidere il maiale, era la cultura del tempo, era una usanza che permetteva a molte famiglie di dare un poco di proteine nobili ai propri figli.
Purtroppo, però, molte famiglie erano costrette a vendere ad altri il proprio maiale per poter pagare i debiti contratti con i vari negozianti….
Testimonianza di Anna Felice, in Fraine City:
“ero bambina e in inverno c’era la necessita ” d accid lu purc” : ricordo quei momenti come una delle cose piu naturali e normali possibili anzi il dopo era come se fosse una festa: gli adulti non ci lasciavano assistere alla vera e priopria uccisione del maiale, ma subito dopo c era un totale fermento di attivita’ da parte di tutti donne uomini e bambini, ognuno con un proprio compito per portare a termine il lavoro di pelatura, di ripulitura e conservszione delle carni, la preparazione del sanguinaccio doveva avvenire in tempi rapidissimi e si preparava il sanguinaccio salato o dolce…. oggi sembrano orrori del passato ma allora era la semplice modalita’ di nutrimento… gli “abatoirs ” sono arrivati dopo e assicuro che la cosa aveva una tale naturalezza che nessuno di noi – allora bambini- ha subito alcun trauma….. e comunque la mattanza – forse con modalita’ moderne- mi sembra non sia affatto scomparsa, anzi…. quindi grazie di riportare con queste foto il ricordo a tempi neanche tanto indietro ma che sembrano lontanissimi.”