Gli Scalpellini e la Pila a Pennapiedimonte

di Luciano Pellegrini [1]

pennapiedimonte

Pennapiedimonte CH, è un territorio ricco di storia, cultura, raccontate in un vasto patrimonio visivo, come:

  • l’Eremo di Fratanard o Fratanallo, poi usato come grotta pastorale, dove trovarono ospitalità sia le greggi che i monaci.
  • La Maiella, Montagna Sacra, scelta dagli eremiti per la loro vita ascetica e contemplativa, perché qui trovavano l’ambiente ideale.
  • L’Abbazia medievale di Santa Maria dell’Avello, ormai ridotta allo stato di rudere.
  • Circa cento stazzi pastorali alcuni realizzati con una tecnica architettonica impensabile a quel tempo. Oggi non c’è più pascolo.
  • La grotta nera formata da rocce e stalattiti color panna (Il latte di monte o latte di luna molliccia al tatto).
  • Tanti sentieri, la maggioranza chiusi, tranne alcuni più frequentati. La segnaletica è scarsa, mancano le indicazioni come il tempo di percorrenza e l’altezza.
  • Abbondanza di acqua erogata dalle fonti.

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Si potrebbero realizzare percorsi storici, naturalistici per godere di questo posto, partendo dalla località Balzolo (710 m) che si trova fra un arco naturale, conosciuto come La Pinna, La Penna, La Dea Maja, o meglio Cimirocco (Cima della Roccia), ed il sepolcro del dio Mercurio, chiamato Cimiroccone (Cima del Roccione).

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LA PINNA sembra una donna inginocchiata con la testa abbassata che veglia la tomba del figlio Mercurio, il dio messaggero. Ha i lineamenti enormi di una donna pietrificata che guarda e protegge i figli d’Abruzzo, da qui l’appellativo comunemente usato di “Montagna Madre”.

Un avviso agli escursionisti: il territorio è catalogato come riserva integrale, quindi è vietato raccogliere tutto, anche un ortaggio  prelibato che nasce nei tanti stazzi, “l’orapo o spinacio selvatico”.

Il breve sentiero che ho percorso, anche per le previsioni meteo che prevedevano da nuvoloso a temporali pomeridiani, è iniziato appunto dalla località BALZOLO (710 m) per raggiungere il RIFUGIO PISCHIOLI (1135 M), tipica costruzione di pietra a secco all’interno di uno sgrottamento. Si segue il sentiero del Parco G1 che inizia con una ripida e scivolosa salita assolata su placca. Lungo il percorso, ci sono dei terrazzi molto panoramici dove prendere fiato, ma fare attenzione nell’affacciarsi. Il salto raggiunge oltre i cento metri, arriva sulla carrareccia. Il panorama è vasto sulla valle del torrente Avello, la parete Nord della rocciosa Cima Murelle (2596 m), le gobbe di Seva romana.

Arrivato al rifugio, c’è una piccola area attrezzata e una fontana con acqua sorgiva e fresca. Chi arriva a questo rifugio si ferma per rilassarsi e per godere il panorama sino al mare, i paesi, il lago di Casoli. Le previsioni meteo totalmente azzeccate, da quasi sereno a nuvoloso a metà giornata, con temporali nel primo pomeriggio. Infatti, a mezzogiorno i primi tuoni sulla Cima delle Murelle, il cielo è diventato nero, quindi la ragionevolezza ha consigliato di tornare indietro. Un’altra complicazione, la giornata con temperatura elevata aggravata da un tasso di umidità sull’80 per cento.

La scelta per questo sentiero era per soddisfare due idee che avevo da parecchio in mente.

La prima era fotografare la Campanula di Cavolini che nasce sulle rupi calcaree da giugno a ottobre. Questa campanula si trova lungo il percorso su una roccia ed è poco visibile. Purtroppo il fiore non ancora cresce, ma per far vedere la sua bellezza perché è raro, ho pubblicato una foto copiata da Wikipedia. Questo fiore fu scoperto da Michele Tenore, illustre botanico napoletano di famiglia abruzzese, vissuto tra il 1700 -1800 che lo dedicò a Cavolini, studioso e botanico napoletano vissuto nello stesso periodo.

Campanula di Cavolini

La seconda vedere le CAVE DI PILA. La Pila è un blocco di roccia della durissima pietra bianca della Maiella, di forma cilindrica, (l’altezza e il diametro circa 50 centimetri), che una volta scelta, con una faticosa tecnica, (un martello, scalpello e zeppola, usato come cuneo), veniva lavorata, direi staccata dalla cava. Pennapiedimonte CH è famosa per gli scalpellini e la conferma è anche la realizzazione della pila. Lo scalpellino sceglieva il blocco di roccia e con pazienza incideva con lo scalpello la roccia, continuando sempre più in basso. Raggiunto i 50 cm, inseriva la zeppola e martellandoci sopra, il blocco, “LA PILA”, si staccava. Ora bisognava scavare per creare il vuoto. Ho cercato di parlare con qualche anziano, ma non sono riusciti a spiegarmi questa tecnica. Non mi arrendo… Realizzato il vuoto, questa pesante pila, veniva trasportata alle loro case, riempito di olio e protetto con un coperchio! Si ha notizia che questo lavoro iniziò all’inizio del secolo 1800 per essere abbandonato a metà degli anni 50.

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Questa è storia, tradizione, cultura!

Dislivello 420 metri
Difficoltà E
TEMPO A/R   2,30 ORE, SENZA SOSTE
Lunghezza: circa 4 km

Le foto sul link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10212130327446794&set=a.10212130303006183.1073741890.1633912542&type=3&theater


[1] Luciano Pellegrini, Abruzzese di Chieti, oggi in pensionecontinua, con dedizione, a praticare le sue passioni: Alpinismo, Ambientalismo, Fotografia, Reportage, Viaggi, Gastronomia, scrivendone su web, carta stampata, su riviste anche on-line. E-mail: agnpell@libero.it; Cellulare: +393404904001

Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine 

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Un pensiero riguardo “Gli Scalpellini e la Pila a Pennapiedimonte

  1. Magistrale la scelta dell’accompagnamento musicale. Ti da sollievo, e ti immerge nell’ambiente. Poi CHET BAKER è uno dei miei jazzisti preferiti.

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