Poesia di Amicarelli Donato[1],
tratta dal libro “Poeti Dialettali di Agnone” curato da Domenico Meo[2]
Córə də mamma
Ji uàrdə déndrə all’ùocchjə də mamma
e dall’ùocchjə capischə a chə pènza.
Ssə cə spónda na làcrəma amara
o cə passa gné n’ómbra o nu surrisə
ji cə lègghə na péna də córə
ch’avvəléna e jə štrujjə la vita,
o cə còlghə nguìrə attəmə dólgə
gné nu lambə sərinə d’amórə.
La uàrdə, la séguə, la sèndə
quàndə préga ca vó na grazia
o quàndə arrəngrazia ru Səgnórə
pəcché chélla vócə à sculdatə;
e štu córə ch’é tuttə də mamma,
štu córə chə mamma m’à datə,
sə danna: é trištə e fəlicə
pəcché figliə e mamma só n’anəma sóla.
É mamma la prima paróla
c’ógne figliə də Ddìa sə mbara
da quàndə sgambétta alla sciònna
e surridə arru surrisə də mamma;
e ssə purə issə arriva a cénd’ènnə
e la mamma nn’à mìe canuššiùta
é l’uldəmə nómə chə chjìema
quàndə ógne spəranza é pərduta.
.
Cuore di mamma
Io guardo negli occhi di mamma
e dagli occhi capisco a che pensa.
Se ci spunta una lacrima amara
o ci passa un’ombra o un sorriso
io ci leggo una pena nel cuore
che avvelena e le strugge la vita,
o ci colgo in quell’attimo dolce
come un lampo sereno d’amore.
La guardo, la seguo, la sento
quando prega e invoca una grazia
o quando ringrazia il Signore
perché quella voce ha ascoltato;
e questo cuore che è tutto di mamma,
questo cuore che mamma mi ha dato,
si danna: è triste e felice
perché figlio e mamma sono un’anima sola.
È mamma la prima parola
che ogni figlio di Dio impara
da quando sgambetta alla culla
e sorride al sorriso della mamma;
e se pure lui arriva a cento anni
e la mamma non l’ha mai conosciuta
è l’ultimo nome che chiama
quando ogni speranza è perduta.
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[1] Amicarelli Donato, Nasce ad Agnone il 28 agosto 1905. Ultimate le scuole Elementari e medie, studia a Salerno e consegue la maturità classica. Si laurea in giurisprudenza nel 1932 e si trasferisce a Roma, dove svolge le funzioni di legale per le Assicurazioni d’Italia. Messo a dura prova dalla Seconda Guerra Mondiale, partecipa alla campagna d’Africa e subisce la mutilazione della gamba sinistra. Concluso il conflitto, torna al paese natio e gestisce insieme alla moglie il lanificio che ha ereditato dal padre Giuseppe e negli anni Cinquanta apre un negozio di lana e abbigliamento. Uomo forte, vero e schietto, disponibile e benevolo, crede nell’amicizia ed è propenso alla comprensione e al perdono. La sua educazione familiare gli ha trasmesso rettitudine morale e fede in Dio. Pregi, virtù e situazioni che spingono Amicarelli a diventare amante del verso e di quella poesia che, il più delle volte, non offre agli altri ma conserva gelosamente nei quaderni elaborati con una grafia dai tratti eleganti e dal sapore d’altri tempi. É grande estimatore del noto poeta in vernacolo abruzzese Modesto Della Porta (Guardiagrele 1885 – 1938). Nel 1968, in occasione del primo premio di poesia dialettale G. Cremonese, si classifica terzo e l’anno successivo ne risulta vincitore. Sempre nel 1969 sulla sua famiglia si abbatte una grande tragedia: la prematura morte del figlio. Questo episodio segna non poco l’avvocato-poeta, che affida alla sua “triste” penna il ricordo e l’amore per Franco. Amicarelli cessa di vivere il 3 luglio 1975.
[2] Domenico Meo, Abruzzese di Castelguidone (CH), ma agnonese di fatto, lavora alla Asrem di Agnone (IS). Si occupa, in termini scientifici, di dialetto, riti, usi e tradizioni popolari. Tanti i suoi libri, su cui giganteggia il Vocabolario della lingua di Agnone. . In questo suo ultimo lavoro Domenico Meo opera per resistere contro il livellamento estremo della globalizzazione, ridando luce e voce alle tante bellissime sfumature del nostro dialetto, attraverso la scoperta o la riscoperta dei nostri Poeti Dialettali. (Il libro è disponibile telefonando allo 0865 78647)
[divider] Editing: Enzo C. Delli Quadri
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